Una capra bianca e un lupo sono inseparabili da più di tre anni.Il cucciolo di lupo è stato trovato nei boschi del villaggio di Xinjiang, un Cina, da Chen Ming, il padrone della capra.
“Alcuni abitanti del villaggio sono andati a caccia e hanno trovato il piccolo appena nato, era solo e affamato”, ha dichiarato l’uomo.”Lo hanno portato a casa mia perché sapevano che ho una capra e speravano che sopravvivesse bevendo il suo latte”.Chen ha allevato il lupo col latte della capretta e adesso, dopo tre anni, i due animali sono inseparabili.”Mangiano e dormono insieme. Chiunque venga a casa mia rimane scioccato dal loro rapporto, lei è materna e tende a proteggerlo. Si comporta come se fosse sua madre”.
Chen vorrebbe affidare il lupo a un’associazione che si occupa di reinserire gli animali selvaggi nel loro ambiente naturale per permettere loro di vivere secondo natura, a contatto con i propri simili.”E’ un po’ che ci penso”, ha dichiarato l’uomo, “e so che è la cosa giusta ma so anche che spezzerei il cuore a entrambi”.
Un lupo magro e sfinito incontra un cane ben pasciuto, con il pelo folto e lucido. Si fermano, si salutano e il lupo domanda:
– Come mai tu sei così grasso? Io sono molto più forte di te, eppure, guardami: sto morendo di fame e non mi reggo sulle zampe.
– Anche tu, amico mio, puoi ingrassare, se vieni con il mio padrone. C’è solo da far la guardia di notte perché non entrino in casa i ladri.
– Bene, ci sto. Sono stanco di prendere acqua e neve e di affannarmi in cerca di cibo.
Mentre camminano, il lupo si accorge che il cane ha un segno intorno al collo.
– Che cos’è questo, amico? – gli domanda.
– Sai, di solito mi legano.
– E, dimmi: se vuoi puoi andartene?
– Eh, no – risponde il cane.
– Allora, cane, goditi tu i bei pasti. Io preferisco cacciare e rischiare di morire di fame piuttosto che rinunciare alla mia libertà.
Un lupacchiotto di uno zoo siberiano che la madre ha rifiutato è stato adottato da una gatta lo ha accolto tra i suoi cuccioli.Il cucciolo è nato alla fine di aprile e, nonostante fosse in ottima salute, la lupa non lo ha accettato e dal quarto giorno di vita ha smesso di allattarlo.
Per cercare di salvarlo, i gestori dello zoo sono giunti a una soluzione molto originale.Hanno affidato il lupacchiotto a una gatta che aveva appena avuto i gattini e che lo ha accolto immediatamente tra la sua cucciolata.
Gli impiegati dello zoo hanno dichiarato che il lupetto si trova molto bene con la sua nuova famiglia ma che si sta sviluppando molto più velocemente dei suoi fratellini e sorelline.Il lupetto è guardato a vista 24/24h dal personale dello zoo per evitare che, anche involontariamente, possa ferire i gatti.
Era una regione fredda e ostile quella in cui viveva il grande branco del lupo più furbo e intelligente che si fosse mai visto. I suoi simili lo seguivano con rispetto e obbedivano ad ogni suo ordine, timorosi di contraddirlo ben conoscendo la portata della sua forza. Esso era soprannominato “Il Pirata” a causa di quella benda scura che gli copriva l’occhio sinistro perso in chissà quali battaglie.
Molte giovani lupe si erano innamorate di lui, colpite da quel suo fare sicuro e deciso e da quella sua aria sempre un poco malinconica. Ma il lupo non aveva voluto formare una famiglia perché quel suo spirito di avventuriero gli impediva di avere un focolare dove vivere. Ultimamente però, quel vecchio lupo aveva dei problemi. Si trattava del cibo. Purtroppo il gelo dell’inverno aveva fatto fuggire ogni preda e distrutto ogni raccolto facendo scarseggiare il mangiare. Inoltre un feroce branco di cani selvatici si aggirava da quelle parti, rubando e invadendo ogni cosa appartenente ai lupi. Per questo decise di affrontare il comandante dei cani in un’unica e decisiva battaglia al termine della quale il vincitore avrebbe preso pieno possesso di tutto il territorio scacciando il perdente. I cani, muniti di prepotenza e spavalderia, accettarono volentieri il confronto sicuri di sconfiggere gli avversari.
L’esito della battaglia fu invece favorevole per i lupi guidati dall’abilissimo lupo che ormai abituato alla lotta, sferrò un attacco compatto e decisivo. I cani, disordinati e divisi cercarono di difendersi in qualche modo ma persero comunque la guerra fuggendo via sconfitti.
“La migliore arma per vincere qualsiasi battaglia è l’unione!” Spiegò al suo felice branco di lupi.
“I cani appartenevano a razze diverse ed era impossibile riuscire a coordinarli.
Per questo abbiamo vinto!”
Così, in un coro di grida gioiose i lupi riacquistarono la padronanza del loro territorio.
favola Esopo
Pensiero; La concordia e la compattezza insieme con l’uniformità delle usanze fanno la forza di un esercito.
Il lupo rosso fu descritto per la prima volta da Bartram nel 1791; intermedio per quanto riguarda le dimensioni tra il lupo (Canis lupus), diffuso a nord e a ovest, ed il coyote (Canis latrans), allora presente solo negli Stati Uniti occidentali, era diffuso originariamente nell’area atlantica degli Stati Uniti sud-orientali, dal Texas centrale alla valle dell’Ohio a nord. La persecuzione umana diretta è stata la principale causa della sua progressiva sparizione, che assunse proporzioni tali che nei primi anni ’70 la specie (o meglio, la sottospecie Canis rufus gregoryi, forma intermedia tra Canis rufus floridanus e Canis rufus rufus, forme oggi entrambe estinte) sopravviveva con pochi individui nella Louisiana sud-occidentale e nel Texas sudorientale. Il rischio della diluizione del pool genico della specie con quello del coyote era inoltre pressante, dal momento che l’isolamento riproduttivo delle due specie, presente da migliaia di anni e garante della separazione delle stesse, era venuto improvvisamente meno con la costrizione della residua popolazione di lupo rosso in questo ultimo lembo di area di prateria costiera. In effetti, gli ultimi individui di lupo rosso non riuscivano semplicemente a trovare un conspecifico nel periodo riproduttivo (Parker 1987), ed il numero degli incroci con il coyote aumentava continuamente. Il programma di allevamento in cattività fu iniziato, come parte del più generale Red Wolf Recovery Plan (piano di recupero del lupo rosso), nel novembre 1973, dopo che il lupo rosso era stato inserito nella lista delle specie in pericolo su scala federale l’11 marzo 1967. In seguito all’approvazione dell’Endangered Species Act nel 1973, il lupo rosso fu selezionato per priorità di trattamento, in considerazione della sua gravissima situazione. I primi lupi rossi arrivarono al Metropolitan Park Board di Tacoma, Washington, nel febbraio 1969: l’ultimo nel marzo del 1979, mentre nell’autunno del 1980 il lupo rosso fu considerato estinto allo stato selvatico (Parker 1987). Gli obiettivi del programma di allevamento in cattività, che tra l’altro è stato proposto più come ipotesi futuribile che altro, anche per l’orso bruno del Trentino (in effetti in questo caso non si tratta di salvare una specie dall’estinzione quanto una possibile sottospecie o comunque una popolazione con particolare valore sociale e di eventuale nucleo di espansione…), sono essenzialmente 3:
1) verificare il grado di purezza genetica dei lupi catturati allo stato selvatico *;
2) incrementare il numero di lupi rossi geneticamente puri allevati in cattività (si è accennato al pericolo di diluizione del patrimonio genetico del lupo rosso per gli incroci con il coyote…);
3) mantenere un pool genico continuo di lupo rosso per la reintroduzione della specie allo stato selvatico e/o per la distribuzione ad altri giardini zoologici selezionati. Un modello sviluppato nel maggio 1988 (integrando il Red Wolf Recovery Plan dell’United States Fish and Wildlife Service, USFWS, in uno Species Survival Plan dell’Unione internazionale per la conservazione della natura), che include gli obiettivi gestionali sia per il segmento in cattività che per quello selvatico della popolazione di lupo rosso, indicava che il progetto di allevamento in cattività doveva essere portato a circa 220 animali (da una popolazione che allora assommava a 77 animali, tutti discendenti da 17 fondatori puri, ed al 31 dicembre 1992 è pari a 155), e una popolazione selvatica, derivata ovviamente da reintroduzioni, di circa 330 animali (da una popolazione allora di 8 ed oggi di 42-47 soggetti). Questa popolazione per così dire espansa e combinata avrebbe potuto prevenire i problemi associati alla deriva genetica (Foose 1986; cfr. anche Ciucci, Boitani 1991 per un’analisi dettagliata di questa problematica riferita alla popolazione di lupo appenninico). In questo contesto, i lupi rossi allevati in una trentina di zoo e parchi sono gestiti per mezzo di incroci controllati come una singola popolazione, piuttosto che come individui di molte piccole (ed a volte piccolissime) popolazioni.Si è fatto cenno alla necessità di procedere per l’esecuzione del piano di recupero ad operazioni di reintroduzione: in effetti, alle 9.30 del 14 settembre 1987 due lupi rossi adulti, nati e cresciuti in cattività, furono rilasciati nell’Alligator River .Nel periodo 1973-1980 oltre 400 canidi selvatici furono catturati nell’area sopraindicata, e sottoposti a tutti gli accertamenti necessari ai fini dell’attribuzione corretta alla specie lupo rosso: solo 40 furono quindi ammessi come probabili lupi rossi al programma di riproduzione controllata in cattività.
National Wildlife Refuge (ARNWR) nella North Carolina nord-orientale, una vasta penisola isolata su tre lati dalle acque: si trattò della prima volta in cui questa specie, estinta allo stato selvatico con popolazioni naturali, ritornò in una porzione del suo areale originario. La seconda fase del piano di recupero prevede infatti il ristabilimento di alcune popolazioni (almeno tre) in libertà, a partire da soggetti allevati in cattività, ed è la fase più interessante per quanto riguarda i possibili spunti per l’esecuzione del piano di recupero dell’orso bruno nell’area del PNAB. Le aree prescelte fino ad oggi sono il già citato ARNWR, il Parco nazionale delle Great Smoky Mountains (GSMNP), ed alcune isole minori della costa atlantica statunitense, che hanno assunto significato nella fase iniziale del programma come aree pilota per l’addestramento alla vita selvatica di giovani lupi nati da soggetti allevati in cattività e rilasciati appunto sulle isole poco prima del parto.L’esperimento di reintroduzione del lupo rosso nell’ARNWR si è concluso nel settembre 1992: in cinque anni sono stati rilasciati 42 lupi in 15 occasioni, ed inoltre almeno 23 sono nati allo stato selvatico durante questo periodo; al 31 gennaio 1993, la popolazione in libertà dell’ARNWR comprendeva dai 30 ai 35 soggetti. Sotto ogni rispetto l’esperimento è stato un successo, ed ha generato benefici che vanno al di là dell’immediata preservazione dei lupi rossi, per estendersi all’influenza sull’atteggiamento della pubblica opinione e delle comunità locali, alla creazione di sforzi di conservazione di più ampia portata, e all’impulso nei confronti di altre campagne di salvaguardia di specie in pericolo di estinzione. Quattro punti più significativi sono emersi nel corso di questi anni:
1) dal momento che ogni problema gestionale che si è venuto a creare è stato risolto senza provocare agli animali danni a lungo termine e con pochi inconvenienti per i residenti nell’area di rilascio, si è potuto concludere che si può ristabilire una popolazione di lupi in maniera controllata;
2) restrizioni significative nell’utilizzo del territorio si sono rivelate non necessarie per la sopravvivenza dei lupi rilasciati; al contrario, le regolamentazioni per la caccia e l’attività dei trappers nell’ARNWR sono rimaste immutate o addirittura sono state rese più permissive durante l’esperimento. Per inciso, nella situazione dell’orso bruno del PNAB sicuramente una delle prime condizioni da verificare sarà proprio questa, con le ovvie ricadute in termini di consenso sociale all’operazione di reintroduzione: sono considerazioni che verranno riprese in seguito;
3) il budget annuale per il progetto è stato di circa 200.000 dollari (circa 340 milioni di lire). Assumendo un fattore moltiplicativo di 3,0 il progetto ha generato un “movimento di denaro” pari a circa 600.000 dollari (1.020 milioni di lire) annualmente: dal momento che la maggior parte di questo denaro proveniva dalla North Carolina orientale, l’operazione ha evidentemente stimolato in modo significativo l’economia locale;
4) l’area di reintroduzione, che comprende circa 250.000 acri, probabilmente non può sostenere una trentina di lupi per un esteso periodo di tempo. In effetti, fenomeni di dispersione si sono verificati e continueranno a verificarsi dal momento che 17 lupi (il 60% della popolazione) sono più giovani di due anni. In aggiunta alla dispersione, il futuro della popolazione di lupo rosso è minacciato dalla sua stessa esiguità: molti eventi stocastici (epizoozie, eccetera) possono far sì che una simile popolazione si estingua. Nel novembre 1991 inoltre, l’USFWS in cooperazione con il National Park Service ha sperimentalmente reintrodotto un singolo gruppo familiare di lupi rossi nell’area del Cades Cove nel GSMNP. Questa operazione era stata ideata per verificare la fattibilità di ristabilire una popolazione autosufficiente di lupo rosso nell’area del Parco nazionale e limitrofe proprietà del National Forest Service. Il periodo sperimentale si è concluso nel settembre 1992 con la cattura dei rimanenti tre membri del gruppo rilasciato. Il 9 ottobre 1992 un altro gruppo familiare di 6 lupi rossi (due adulti, quattro piccoli) è stato rilasciato a Cades Cove, ed il 9 dicembre un secondo gruppo familiare di sei lupi ha iniziato la vita in libertà in un’area più rappresentativa delle condizioni medie, in termini di offerta alimentare soprattutto, del GSMNP (Cades Cove è in effetti caratterizzata da condizioni ottimali sotto questo profilo, del tutto particolari rispetto al restanteterritorio del Parco). Tutti i lupi rilasciati, che costituiscono il nucleo della seconda fase della reintroduzione nel GSMNP (dopo quella sperimentale iniziale), sono dotati di radiocollare e non ne è prevista la ricattura, eccezion fatta per le necessità di sostituire le batterie delle radiotrasmittenti dopo due o tre anni.
La star della saga di Twilight, la Bella e ombrosa Kristen Stewart, non ha a che fare con i lupi soltanto sul set dei film tratti dai fortunatissimi romanzi di Stephenie Meyer, ma anche nella vita.
L’attrice infatti possiede ben quattro lupi-cani, animali ibridi nati dall’incrocio di lupi e pastori tedeschi il cui possesso è perfettamente legale.
Il più anziano dei quattro si chiama Jack e, parlando di lui, la Stewart ha dichiarato: “Lo so che fa paura soltanto a vedersi ma è dolcissimo, buono e affettuoso. Lui è il capo branco, dopo di me, naturalmente.
Cucino per loro e ci gioco tantissimo quando sono a casa. Sono meravigliosi, conservano l’istinto degli animali selvaggi e la devozione di quelli domestici”.
Sia il cane che il lupo sono predatori e, sotto un certo aspetto, a livello ecologico, possono essere considerati uno sostitutivo dell’ altro.Anche a livello tassonomico le due forme devono essere considerate appartenenti alla stessa specie (Canis lupus), essendo fra essi interfecondi e; soprattutto, dando origine ad una prole a sua volta fertile.Sarebbe quindi pienamente rispettata una delle condizioni che la scienza pone per poter attribuire due esseri viventi alla stessa specie.Il problema della convivenza delle due forme, lupo e cane, nasce ed esplode in tutta la sua importanza nel momento in cui si va a considerare l’ impatto che le due forme hanno nei confronti dell’ ambiente. Già in precedenza, in questo stesso lavoro, si è accennato alla questione.
Vi sono infatti delle fondamentali differenze sia a livello comportamentale che a livello di impatto sull’ ambiente che portano a dover fare una netta distinzione fra cani e lupi e a dover giungere ad una serie di conclusioni a tutto sfavore della presenza incontrollata del cane in natura.Per rendere comprensibili le conclusioni ovvie a cui si giungerà in questo lavoro, ma che comunque traspaiono nettamente sin dalle prime righe, occorre premettere una serie di considerazioni, forse altrettanto ovvie, ma che per lo più sfuggono durante 1’analisi del problema.In primo luogo, il lupo, dopo millenni di selezione naturale, si è perfettamente adattato all’ ambiente, sviluppando una serie di tecniche di predazione altamente specializzate e “costruite” sulle prede tradizionalmente presenti sul territorio.Questo adattamento manca nel cane, la cui presenza sul territorio è da imputarsi a sconsideratezza umana. Il cane, infatti, si presenta con centinaia di forme estremamente diversificate, ognuna con una sua caratteristica peculiare, con una sua specializzazione non già frutto di selezione naturale e quindi di adattamento all’ ambiente, ma bensì frutto di selezioni artificiali operate dall’uomo in relazione a sue ben specifiche necessità.In molti casi, quindi il cane si trova in un ambiente a lui estraneo o comunque ostile, soprattutto per quanto riguarda i primi tempi.
Se l’ animale non soccombe, sopravviene una specie di adattamento, il più delle volte consistente nella frequentazione degli immondezzai che forniscono una buona fonte di alimentazione. Per lo più in prossimità di questi, i cani vanno a partorire, aumentando considerevolmente di numero.Anche in questo caso, la riproduzione, si evidenziano grosse differenze nei confronti del lupo. In quest’ultimo, infatti, la riproduzione è affidata a due esemplari dominanti, maschio e femmina, una sola volta l’ anno. Il resto del branco non si riproduce.Nel cane invece, tutti i maschi si accoppiano con tutte le femmine due volte l’ anno.E evidente quindi come il potenziale riproduttivo del cane sia enormemente maggiore di quello del lupo.Tale fatto porta già di per sé ad una conseguenza negativa consistente essenzialmente in una maggiore potenzialità infestante, a livello sanitario, del cane per ben due aspetti. Questo infatti, frequentando elettivamente discariche, sta a contatto con materiali anche infetti, oltre che con animali (principalmente ratti e topi) che in situazioni tipiche quali quelle esistenti nelle discariche divengono portatori di numerose malattie. II cane può contrarre queste malattie e trasmetterle anche a distanza notevole.
A questo si aggiunge il suo notevole potenziale riproduttivo.Nel lupo, i riproduttori sono i due individui dominanti, due individui, cioè, che sono al momento i più forti del branco. Generalmente questo fatto si traduce nella produzione di prole altrettanto forte. Nel cane, il fatto che si riproducano tutti gli individui, ivi compresi quelli portatori di tare, fa sì che anche la prole possa portare tali tare, producendo individui che a lungo andare daranno origine a popolazioni non sane, facili ad essere preda di infestazioni e potenzialmente capaci di trasmetterle. Il tutto va considerato, inoltre, alla luce di una densità di popolazione che nel cane è estremamente maggiore rispetto al lupo con conseguenti maggiori scambi di contatti, oltre che di individui. Qui infatti entra in gioco l’ esistenza di un più o meno marcato stimolo alla coesione, stimolo che, si e visto, nel cane e minimo rispetto al lupo.In una siffatta situazione è facile che si verifichi che individui di cane, passando da un branco all’altro, divengano efficacissimi veicoli di trasmissione di infestazioni.L’ altro problema dovuto alla presenza di un numero elevato di cani vaganti in un ambiente popolato anche dal lupo, prende le mosse dalla situazione anomala delle risorse alimentari disponibili sul territorio.Nella zona in esame queste, se si fa astrazione dalle discariche, sono scarse, essendo numericamente esigue le popolazioni delle possibili prede. In tale contesto la competizione alimentare diviene estremamente pesante, a tutto danno del lupo, numericamente più esiguo. Ciò costringe il nostro predatore ad un maggiore erratismo e, come ultima risorsa per la sopravvivenza ad avvicinarsi sempre più spesso agli allevamenti. Da ciò, prendono origine i consistenti danni al bestiame causati dal lupo.
Il ricorso alla discarica come fonte alimentare alternativa porterebbe anche per il lupo alla esposizione a possibili infestazioni, oltre che ad un progressivo eccessivo avvicinamento dell’ animale ai centri abitati.In una situazione “ambientalmente sana”, cani e lupi di solito non interferiscono in modo pesante fra di loro, se non a livello di competizione per il territorio o per le citate risorse alimentari.In situazioni anomale, come quelle che attualmente si presentano su quasi tutto il territorio italiano e, particolarmente nell’ area del Subappennino Dauno, ove il lupo è estremamente rarefatto ed i branchi sono ridotti a pochi individui e dove sempre più frequentemente ci si trova di fronte a lupi solitari, le interazioni, soprattutto a livello riproduttivo, divengono più pesanti con conseguenze nefaste, a lungo andare, per la stessa sopravvivenza del lupo. Si assiste cioè alla produzione di meticci, risultato dell’ accoppiamento fra cani e lupi, con una prima gravissima conseguenza a livello ereditario, costituita essenzialmente dall”‘inquinamento” del patrimonio genetico del lupo.Nella zona in esame, in effetti, la maggior parte dei “lupi” recuperati morti, presentava, a livello fenotipico, caratteri morfologici alterati rispetto a quelli tradizionalmente presenti in popolazioni lupine piu pure: aumento della taglia, alterazione del colore del mantello, scomparsa o diminuzione di caratteri cromatici tipicamente lupini (barre nere sulle zampe anteriori, alterazione della mascherina cromatica facciale, ecc.), alterazioni morfologiche a carico della forma, dimensione e posizione delle orecchie, a carico della coda (risulta sovente alterato il rapporto lunghezza totale dell’ animale/lunghezza della coda), ecc.
Questi dati rilevati a livello fenotipico sono indice di sicure modificazioni genotipiche, quindi di inquinamento del patrimonio genetico. Tali caratteri “canini”, in caso di ulteriore riaccoppiamento del meticcio con altri cani, verranno trasmessi alla prole e, soprattutto in caso di continuo accoppiamento della prole con altri cani, verranno successivamente rafforzati man mano che procederanno le generazioni sino a far scomparire il genotipo lupo e a dar vita infine a popolazioni esclusivamente canine, sia pure con una componente genetica di tipo lupino. In quel momento si sarà perso definitivamente il predatore selvatico.Ciò, anche se, come evidenziato in precedenza, molto probabilmente in assenza di cani vaganti avremmo già perso il lupo per “esaurimento genetico”.Il problema risulta quindi particolarmente complesso per l’aspetto conservazionistico, come appresso maggiormente evidenziato.Un altro problema legato alla protezione del lupo, e imputabile ancora alla presenza di un elevato numero di cani vaganti, è costituito dalle reazioni di difesa degli operatori agricoli, zootecnici e forestali impegnati quasi quotidianamente sul nostro territorio.Più volte, infatti, sono stati registrati attacchi a persone da parte di cani, attacchi per lo più imputati al lupo. Più volte, infatti, si è sparsa la voce di lupi uccisi per legittima difesa e che, ad una analisi delle carcasse, sono risultati essere cani.Il problema della sicurezza delle persone è un aspetto da non sottovalutare. La cultura tradizionale vuole il cane buono, amico dell’ uomo, mentre il ruolo di cattivo è attribuito costantemente al lupo.
Si genera così una sorta di psicosi che porta come conseguenza a girare per le campagne e per i boschi armati e a sparare al minimo sospetto di aggressione od anche al solo avvistamento di un “qualche cosa che potrebbe essere un lupo. Sono stati eliminati, in questo modo, diversi cani, ma ugualmente sono caduti sotto il fuoco dei fucili anche alcuni lupi. L’ uomo in definitiva è portato a sparare prima ancora che l’ animale mostri un qualsiasi atteggiamento di aggressività, con la scusa che prima o poi, “tanto, attacca”. Questi fatti, testimoniati da piu di una persona, costituiscono un reale pericolo per la sopravvivenza del lupo, costantemente scambiato con il cane (e viceversa con cani costantemente scambiati per lupi). A livello conservazionistico i risultati della ricerca dovranno servire a permettere alla Regione Puglia di prevedere interventi di risarcimento dei danni al bestiame domestico (attualmente la Regione riconosce il risarcimento anche per il lupo, ma a tutt’ oggi non risulta effettuato alcun rimborso), ma nello stesso tempo aprono nuovi interrogativi ai quali sarà doveroso rispondere con ulteriori fasi di indagine. Uno di questi, legato strettamente al problema conservazionistico, è costituito dalla possibilità di ulteriore incrocio con i cani che, si evince dai risultati dello studio condotto, sono piuttosto numerosi in zona.Facendo astrazione dal discorso se sono cani rinselvatichiti, randagi o padronali, il fatto importante resta che questi animali sono liberi di vagare per il territorio, di accoppiarsi, partorire indisturbati ed invadere sempre di più l’ areale del lupo.D’ altro canto il numero estremamente esiguo di questi ultimi ci induce a pensare che esista una forte tendenza all’ incrocio con i cani, a causa della scomparsa, proprio per effetto dell’ esiguità numerica, dell’ effetto branco che porterebbe piuttosto ad una competizione che ad una coabitazione con possibilità di accoppiamento. L’ affermazione fatta circa la presenza di una ventina di esemplari di lupo nel territorio in esame, alla luce di quanto detto, potrebbe opportunamente essere corretta, fino a nuove e più conclusive indagini con l’ affermazione che si tratta di esemplari di lupo o di meticci fra cane e lupo, propendendo per quest’ ultima conclusione flno a prova contraria.
Come già in precedenza accennato, infatti, il progressivo “inquinamento” del patrimonio genetico del lupo con elementi “canini” potrebbe portare, nel giro di pochi anni, alla sostituzione del predatore selvatico puro con una popolazione di meticci che tenderebbero sempre più ad evolversi verso una forma canina con la conseguenza di ritrovarci un territorio popolato da un buon numero di cani selvatici a tutti gli effetti, con conseguenze non facilmente prevedibili. L’unico effetto sicuramente individuabile, infatti, sarebbe quello già accennato, della perdita di un patrimonio faunistico unico al mondo e di una conseguente ulteriore squalificazione del comprensorio.A questi problemi di tutela genetica si sovrappongono inoltre quelli di conservazione delle popolazioni attualmente esistenti sul territorio.La presenza del lupo ha infatti innescato una serie di reazioni da parte degli operatori zootecnici, e non solo di questi, consistenti in definitiva in una attività serrata di caccia al predatore, forse per un risveglio di ataviche paure o, talvolta; di semplici bravate consistenti nel far vedere a qualche amico che si è ancora capaci di uccidere lupi.Si sono persi, in questo modo, da alcuni anni a questa parte, un buon numero di esemplari, mettendo in serio pericolo la sopravvivenza della specie, a livello immediato.Il rinvenimento dei citati esemplari di lupo nel territorio pugliese, messo a confronto con la mentalità corrente, ha posto quindi un primo immediato problema pratico riguardante la loro effettiva tutela.L’Amministrazione regionale infatti, finora non ha mai pagato i danni attribuiti al lupo, verosimilmente per la mancanza di “dati certi” sulla sua presenza sul territorio.L’ attribuzione dei danni ai cani vaganti ha quindi provocato una serie di reazioni di autodifesa degli operatori zootecnici, reazioni generalmente consistenti nell’ abbattimento, quando possibile, dei cani randagi, aiutati in ciò da numerosi cacciatori che non fanno mistero del fatto di essere coinvolti in questo genere di “bonifica”.
Questo atteggiamento di autodifesa, virtualmente indotto dall’ atteggiamento di noncuranza dell’Amministrazione, mette quindi in serio pericolo l’effettiva sopravvivenza del lupo in quanto ben poche persone, per quanto esperte, e per quanto intenzionalmente vogliano impattare sul cane, possono avere la sicurezza, soprattutto di notte, di riconoscere un cane dal predatore selvatico.D’ altra parte, l’ atteggiamento delle Amministrazioni sollecita il risveglio e la sopravvivenza ancora, in zona, dell’ idea che le attività umane e la conservazione del patrimonio naturale non possano assolutamente andare d’ accordo.È necessario quindi un deciso e tempestivo intervento dell’Amministrazione regionale a livello legislativo, con l’ adozione di una normativa che permetta il risarcimento dei danni da fauna protetta e nel contempo prevveda l’ elaborazione urgente di un piano, basato su seri presupposti scientifici ed affidato a personale competente, per il risanamento del territorio dal randagismo canino, soprattutto tenendo ben presente che gli interventi degli “accalappiacani” non possono essere assolutamente considerati una soluzione al problema anche perché la loro azione si svolge prevalentemente in ambiente urbano, trascurando quasi del tutto i nuclei di cani che gravitano nelle campagne e nei boschi e che, come abbiamo visto, costituiscono il grosso del fenomeno dei cani vaganti.Esiste inoltre un ulteriore problema costituito dalla legislazione attuale che impedisce l’eliminazione dei cani vaganti e obbliga le Amministrazioni al loro mantenimento in strutture comprensoriali che rappresenterebbero, allorché fossero realizzate, un impegno di spesa notevolissimo sia in strutture, sia in persone (custodi, inservienti, veterinari) sia, da ultimo nello stretto mantenimento delle popolazioni ospiti.
A dir la verità, comunque, negli ultimissimi anni, per merito di una azione capillare svolta da più persone sensibili, si è notato un leggero cambiamento di atteggiamento almeno da parte degli operatori agricoli e zootecnici più illuminati che non parlano più dei lupo come una calamità naturale ma, spesso, ne accettano la presenza, aumentando si le precauzioni a protezione del bestiame, ma non riuscendo a nascondere del tutto una punta di orgoglio per il fatto che nel loro territorio esista ancora questo comunque leggendario predatore.Le ricerche di cui qui si accennano i primi risultati non devono e non possono comunque essere considerate definitive. Sono necessari interventi di finanziamento di ulteriori fasi da attuare quanto prima e tese ad accertare con maggiore precisione le zone di presenza del lupo, eventuali ulteriori incrementi dei tre piccoli nuclei e soprattutto la dinamica degli spostamenti dei branchi.Occorre, inoltre, a questo punto, studiare le dinamiche delle popolazioni oltre che un effettivo piano di salvaguardia della specie che, al di là di ogni interpretazione, rimane comunque un elemento estremamente qualificante per il territorio.Questo piano di conservazione, naturalmente non può passare attraverso la sola tutela dell’ animale con il divieto di uccisione, ma deve forzatamente comprendere una ben più vasta gamma di interventi, con miglioramento della situazione ambientale, controllo dell’ azione dell’uomo sul territorio, miglioramento delle presenze faunistiche con adeguati e studiati interventi di ricostituzione delle eventuali prede del lupo, ecc. Non è infatti possibile proteggere la singola entità, facendo astrazione dal contesto che permette alla stessa entità di sopravvivere.Così, alla luce delle ricerche sulle dinamiche di spostamento degli esemplari, ad esempio, dovranno essere adottati particolari accorgimenti nella effettuazione del periodico taglio degli alberi per la ceduazione, soprattutto quando tale attività va ad impattare nelle zone ove si svolge l’attività riproduttiva del predatore, magari tutelando quel sito e non permettendovi l’accesso all’uomo. Sono in effetti piccoli interventi concordabili con gli esperti del settore, interventi che non costano assolutamente nulla e che, al contrario, servono a qualificare ancora di più il territorio.
Accalia | lupa (latino) |
Adalwolf | lupo nobili (tedesco) |
Adalwolfa | nobile lupa (tedesco) |
Adoff | variante di Adolph; lupo nobili (tedesco) |
Adolfo | lupo nobili (latino) |
Adolph | lupo nobili (tedesco e polacco, Maschio) |
Adolpha | nobile lupa (tedesco) |
Adolphus | lupo nobile (tedesco / latino) |
AdoQhina | forma femminile di Adolph. Noble lupo. (Teutonico) |
Akela | personaggio di fantasia nelle storie di Mowgli |
Amaguk | lupo (Inupiat / Nunamiut) |
Amarog | Wolf (Groenlandia-Inuit) |
Amoux | lupo aquila (francese) |
Amwolf | lupo aquila (tedesco) |
Ardolf | home lupo amorevole (inglese, maschio) |
Arnou | lupo aquila (Francese, Maschio) |
Ardwolf | home lupo amorevole (inglese, maschio) |
Audolf | lupo amico (norreno) |
Ayame | una femmina di lupo; demone Princess |
Bardalph | ax lupo (antico inglese) |
Bardolf | ax lupo (antico inglese) |
Bardolfo | lupo famoso, ax-lupo, feroce |
Bardou | luminoso lupo-lupo weilding AX (in inglese) |
Barwolf | ax lupo |
La leggenda di Beowulf | lupo intelligente (anglosassone) |
Bhangi | lupo (tibetano) |
Bighana | lupo (India Centrale) |
Biryuk | lupo (Molokan) |
Bjomolf | orso lupo (norreno) |
Blaez | lupo (Old Breton) |
Bledig | come un lupo (M – gallese) |
Bleddyn | lupo (gallese) |
Bleidd | lupo (gallese) |
Bodolf | lupo leader (norreno) |
Boris | lupo, corto (russo, bulgaro, sloveno, tedesco – Maschio) |
Botewolf | araldo lupo (inglese) |
Botolf | messaggero lupo lupo araldo (antico inglese) |
Botwolf | araldo lupo (antico inglese) |
Bozkurtlar | grigio lupo (Turco) |
Cailean | giovane lupo |
Caleb | cane (ebraico, Maschio) |
Cana | Wolf Cub (Celtic) |
Canagan | Wolf Cub (Celtic) |
Chann | giovane lupo (inglese) |
Channing | giovane lupo; ufficiale della Chiesa (francese antico) |
Channon | giovane lupo (inglese) |
Chanteloup | canto del lupo (francese) |
Chinua | lupo (Mongolia) |
Colin | in Cucciolo (Celtic) |
Conall | forte come un lupo (Mitologia irlandese) |
Conan | cane, lupo, alta (inglese, irlandese, gaelico) |
Connery | lupo agricoltore (Celtic) |
Connor | lupo amante (irlandese) |
Conri / y | re dei lupi / cani (Celtic) |
Convel | lupo guerriero (Celtic) |
Conwenna | lupo, cane da caccia (Cornovaglia) |
Cuan | Lupo o cane poco poco (irlandese) |
Dib | lupo (arabo) |
Dolph | lupo (teutonico) |
Dolphus | lupo nobili (tedesco) |
Edon | lupo (francese maschio) |
Ethelwulf | lupo nobili (antico inglese) |
Eyolf | lupo fortunato (norvegese) |
Faoiltiama | lupo signora (irlandese) |
Faolan | lupetto (irlandese, gaelico) |
Farkas | lupo (ungherese) |
Felan | piccolo lupo (Celtic) |
Fenris | lupo mitico mostro (norreno) |
Filtiarn | il signore dei lupi (Celtic) |
Freki | Nome mito del lupo di Odino (norreno) |
Fridolf | lupo pacifica (antico inglese) |
Friduwulf | lupo pacifica (antico inglese) |
Geirolf | lupo lancia (norreno) |
Gmork | uno malvagio personaggio immaginario |
Gonzalo | lupo (spagnolo) |
Gorg | lupo (persiano) |
Guadalupe | lupo valle (femmina-arabo) |
Gunnolf | lotta lupo (norreno) |
Haquihana | lupo (Arapho) |
Hazar-Sual | lupi casa (biblico) |
Hemene | lupo (Nez Perce, Maschio) |
Hó’nehe | lupo (Cheyenne) |
Honi | lupo (Arapaho) |
Honiahaka | lupetto (Cheyenne) |
Hrolf | lupo (norreno) |
Hrolleif | vecchio lupo (norvegese) |
Ingolf | il lupo Ing (norreno) |
Ivaylo | lupo (bulgaro, Maschio) |
Jei | un personaggio del fumetto Usagi Yojimbo |
Kadzait | errante lupi |
Kiyiya | Howling Wolf (Yakima) |
Kuckunniwi | lupetto (Cheyenne) |
Kurt | lupo (Turco) |
Kweeuu | lupo (Hopi) |
Landga | lupo (Marathi) |
Larenzia | il shewolf allattato Romolo e Remo (latino) |
Leidolf | lupo discendente (norreno) |
Leloo | lupo (Chinook) |
Liekos | lupo (greco) |
Llop | lupo (Catalogna) |
Lobo | lupo (portoghese) |
Loup | lupo (francese) |
Louvel | lupetto (francese) |
Lowe | lupetto (francese) |
Lowell | Wolf Cub; lupetto (francese antico) |
Lupe | lupo (femmina-spagnolo) |
Luperca | Shewolf che allattò Romolo e Remo (latino) |
Lupin | lupo (Anime) |
Lupo | lupo (italiano) |
Lupu | lupo (maltese) |
Lupus | lupo (latino) |
Lyall | lupo, cognome (norreno) |
Licaonia | lupa (biblico) |
Lykaios | lupo, di un lupo, lupo-simile (greco – Unisex) |
Maccon | figlio di un lupo (Celtic) |
Maicoh | lupo (Navaho) |
Maengun | lupo (Ojibwe) |
Maheegan | lupo (nativi americani) |
Mahigan | lupo (Algonquin / Cree) |
Maiyun | lupo (Cheyenne) |
Makoce | terra (Lakota – femmina) |
Marrok | cavaliere pensa di essere un lupo mannaro (leggenda di re Artù) |
Maugrim | un lupo potente in un libro |
Mgelika | lupo maschio (georgiana) |
Mingan | grigio lupo (nativi americani) |
Minsi | chiamato per il Clan del Lupo Lenape (Lenape) |
Mohegan | lupo (American Indian – Lenape) |
Nashoba | lupo (Choctaw maschio) |
Nuntis | il Lupo Sun-(latino) |
Ocumwhowurst | lupo giallo (Cheyenne) |
Odolf | lupo prospero (tedesco antico) |
Odwolfe | lupo ricchi (in inglese) |
Okhmhaka | lupetto (Cheyenne) |
Olcan | lupo (Celtic) |
Onai | lupo (Tamil) |
Ookami | lupo (giapponese) |
Oonai | il lupo (da Il libro della giungla) |
Otsanda | lupa (Baschi) |
Otsoa | lupo |
Phelan | come un lupo (irlandese, gaelico – Maschio) |
Radolf | lupo rosso (in inglese) |
Rafe | come il lupo cavaliere scudo pensato per essere un lupo mannaro |
Raff | lupo rosso (in inglese) |
Raksha | carattere anche su storie di Mowgli Kipling Rudyard |
Ralf | lupo rosso |
Ralph | lupo avvocato, un consulente senza paura (antico inglese) |
Rand | scudo lupo (anglosassone) |
Randall | scudo lupo (antico inglese) |
Randale | Wolf’s Shield (inglese) |
Randi | scudo lupo lupo casa; protettore (inglese) |
Randolph | uno scudo lupo (tedesco antico) |
Randon | Casa di lupo, il lupo con uno scudo |
Ranulfo | Wolf’s Shield; emblema dipinta su uno scudo di guerra (teutonico) |
Raoul | lupo Consiglio; lupo rosso (in inglese) |
Raul | lupo consiglio (spagnolo) |
Rendall | lupo scudo (Maschio – in inglese) |
Reule | lupo famoso (francese) |
Rezso | lupo famoso (teutonico) |
Rodolfo | lupo famoso (spagnolo) |
Rolf | lupo rosso (teutonico) |
Rollin | lupo famoso (teutonico) |
Rollo | lupo famoso (teutonico) |
Roukan | lupo consiglio (giapponese) |
Rudi | famoso lupo (tedesco) abbreviazione di Rudolph |
Rudolph | lupo famoso (tedesco antico) |
Ruelle | lupo famoso (Francese, Maschio) |
Regola | lupo famoso (Francese, Maschio) |
Sandalio | lupo vero (spagnolo, Maschio) |
Seff | un lupo (ebraico) |
Segolia | lupo (Chipewyan) |
Shumani | per Shumanitutanka, che significa lupo a breve |
Shunkaha | lupo (Lakota) |
Singarti | lupo (Inuktitut) |
Sirhaan | lupo (musulmana) |
Skoll | un lupo che inseguito il sole (mitologia norrena) |
Susi | lupo (finlandese / estone) |
Tala | lupo rosso, stalking lupo (nativi americani – Sioux) |
Tamaska | un lupo potente |
Tasha | lupo (Caddo) |
Tate | stalking lupo (nativi americani – Femmina) |
Tchono | lupo (Mongolia) |
Teekon | lupo (Athabascan) |
Tikaani | lupo (Ahtna Athabascan) |
Timmeu | lupo (Old Lenape) |
Toralu | lupo (Telegu) |
Tunstall | lupo di Thor (teutonico maschio) |
Due Calzini | il lupo in “Balla coi lupi” |
Ty-Ohni | lupo (nativi americani) |
Udolf | Wolf-ricchezza (antico inglese) |
Udolph | vento (Lakota – Maschio) |
Ujku | lupo (albanese) |
Ulf | -lupo, coraggioso (svedese) |
Ulf | lupo (tedesco antico) |
Ulfang | lupo zanna |
Ulfred | lupo di pace (l’inglese antico, Maschio) |
Ulger | lupo lancia (antico inglese, Maschio) |
Ullok | lupo sport (antico inglese, Maschio) |
Ulmar | lupo famoso (antico inglese, Maschio) |
Ulmer | fama del lupo (norreno, Maschio) |
ULRA | famoso lupo |
Ulric | potere del lupo (inglese, tedesco antico) |
Ulrich | lupo femmina (inglese) |
Ulrika | lupo righello (in inglese) |
Ulrike | lupo righello |
Ulvelaik | lupo sport (in inglese) |
Ursula | lupo sport |
Uwais | piccolo lupo (musulmana) |
Varg | lupo (norreno) |
Vargynja | lupacchiotto |
Velvel | lupo (yiddish, Maschio) |
Vilkas | lupo (lituano) |
Vilks | lupo (lettone) |
Vuk | lupo (croato) |
Vukasin | lupo (serbo, maschio) |
Waya | lupo (Cherokee) |
Weylyn | il figlio del lupo (Celtic, Maschio) |
Wolfgang | figlio del lupo; sentiero del lupo (tedesco / teutonico, Maschio) |
Wolfram | lupo corvo (teutonico) |
Wolfrik | lupo righello (tedesco, maschio) |
Woolsey | lupo vittorioso (inglese, maschio) |
Wselfwulf | lupo di macellazione |
Wulffrith | lupo di pace |
Wulfgar | -lupo lancia (inglese / anglosassone, Maschio) |
Wulfsige | lupo vittorioso |
Ylva | lupa (Scandinavian, femmina) |
Yowlumne | gente del lupo (Yokut) |
Zayev | lupo (ebraico) |
Zeeb | lupo (biblico) |
Zeus | lupo Dio |
Z’ev | lupo (in ebraico – Maschio) |
Siamo i …LUPI…
…spiriti liberi e selvaggi…
Siamo come loro…
..leali fedeli coraggiosi…
Il loro carattere rispecchia il nostro,
cerchiamo le carezze quando lo desideriamo,
ma non vogliamo legami quando vogliamo stare soli…
I lupi non mentono su cio’ che provano, perchè
non possono mentire sulle emozioni….
Nessuno ha mai visto un Lupo triste che finge di essere felice….
Questi siamo noi….
“Ma adesso sono qui e sono affamato e non tornerò indietro,per il semplice fatto che non posso. A testa bassa sento la forza compressa del mio corpo,la forza della fame che monta dalle zampe alle spalle,lungo il collo teso e fino alla punta delle zanne.Sento che sto morendo e sono quasi morto – lo sento,e niente potrà riportarmi nella foresta.Ma non mi lascerò uccidere dall’uomo![…] E mentre un freddo diverso da quello della nevee del ghiaccio d’inverno comincia a congelarmi- e una stanchezza diversa dallo sfinimento inizia a chiudermi l’occhio -penso al cigno, e penso alla nuvola che sto vedendo,e a come talvolta le nuvole sembrino cose vive.” Il Lupo, J. Smith
Mentre scrivo mi trovo in una piccola baita a qualche km da Fairbanks, in Alaska. Qui il freddo ti pesa addosso come ferro e le lunghe ore di buio invernale, costringono a lasciare accese le luci per gran parte della giornata. Fuori, a trenta gradi sotto zero, al solo tocco dell’accetta la legna per la stufa si spacca letteralmente in due. Quando esco nella luce grigia del giorno, riesco a vedere in lontananza attraverso la taiga.Dovreste essere qui.Durante le escursioni in queste terre è possibile scorgere solo poche tracce di animali. Forse quelle lasciate da una pernice bianca, o da una lepre, oppure da un alce americano.Nel cuore dell’inverno sembra tutto immobile. Guadagnarsi da vivere è estremamente difficile, eppure il lupo mangia. Caccia nell’oscurità, si tiene al caldo. Qui, ci vive.Il rifugio da dove scrivo si trova al nord della città, nella Goldstream Valley, luogo che alcuni anni fa attirò l’interesse delle cronache quando i lupi uccisero numerosi cani domestici. La Goldstream Valley è scarsamente popolata, ed è ubicata ai margini dell’areale dei lupi: quell’inverno, i lupi presero l’abitudine di far visita alle abitazioni e di uccidere i cani. I padroni di casa non sentivano alcun rumore, se non il proprio cane abbaiare e ringhiare. Poi il silenzio. Uscivano per fendere la notte con il fascio di luce di una torcia, senza peraltro notare nulla di strano.
Al mattino trovavano il collare del cane, o alcune ossa scarnificate: tutto ciò che i lupi si lasciavano alle spalle erano enormi orme sulla neve.Dopo che i lupi ebbero ucciso in questo modo una ventina di cani, alcuni cittadini presero a disseminare il territorio di carne avvelenata e tagliole, ma i lupi continuarono a cibarsi di cani fino alla primavera successiva, quando il numero delle vittime arrivò a quarantadue.Quando il fenomeno cessò, alcuni biologi dissero agli abitanti che quello era stato un inverno particolarmente rigido, e che i lupi avevano finito per attaccare i cani al fine di sostenersi. Il proprietario di una muta di cani da slitta affermò che i lupi sono assassini nati, come il ghiottone e la donnola. Continuò sostenendo che Dio aveva popolato la terra di alcune creature affinchè aiutassero l’uomo, mentre altre gli avrebbero reso la vita difficile, e il lupo era una di queste.E’ proprio l’uccisione dei cani nella Goldstream Valley a fare emergere le opinioni più diverse su questo animale.I lupi eccitano l’animo dell’uomo e suscitano forti sentimenti, soprattutto se l’uomo avverte che la propria vita, o quella dei suoi animali domestici è in pericolo.Le spiegazioni sul comportamento del lupo sono numerose.Mentre i biologi impugnano dati, gli eschimesi e gli indiani accettano l’interpretazione dei naturalisti, ma sono aperti a visioni più ampie e leggendarie.
Il proprietario di una muta di cani da slitta è giustamente più preoccupato di salvaguardare i suoi cani che di comprendere le pulsioni insite nel lupo. E tutti, per certi versi credono che i lupi ululino solo alla luna, che pesino novanta kg, che scorrazzino in branchi da cinquanta elementi e che impazziscano all’odore del sangue.Nulla di tutto questo corrisponde alla realtà.La verità è che sappiamo poco dei lupi, e molto di ciò che supponiamo di conoscere è frutto della nostra immaginazione.I lupi sono animali straordinari. Nell’inverno del 1976, un cacciatore aereo sorprese dieci lupi grigi lungo un crinale della Catena d’Alaska. Gli animali non avevano via di fuga e l’uomo ne uccise nove in breve tempo, mentre il decimo era diretto verso la cima di un contrafforte che si diramava nel canale. Il cacciatore sapeva benissimo che il contrafforte terminava con un salto improvviso a strapiombo di un centinaio di metri, e volle seguire, curioso, le mosse della sua preda. L’animale si gettò senza esitazione nel crepaccio, atterrò su un banco di neve e riemerse correndo in un’esplosione di polvere.Gli eschimesi Nunamiut della catena di Brooks parlano dei lupi come di cacciatori in qualche modo simili a loro: sostengono che quando i lupi partono alla caccia di caribù, sappiano bene dove sono diretti e che forse traggano indicazione dal comportamento dei corvi imperiali. Secondo i Nunamiut, all’interno di un branco alcuni esemplari non uccidono mai, mentre altri sarebbero specializzati nella caccia di prede più piccole.I lupi modificano le loro tecniche di caccia, condividono il cibo con i membri più vecchi impossibilitati alla caccia e si fanno regali. Sono in grado di vivere una settimana in mancanza di cibo e di percorrere oltre trenta km senza rompere il passo, dedicano buona parte del tempo ai piccoli e al gioco, a volte inseguono le mandrie solo per divertimento.Nella caccia, i lupi non si limitano ad uccidere prede vecchie, deboli o ferite, ma si avventano anche su esemplari in piena salute, così come non cacciano solo per necessità ma a volte uccidono in eccesso. E si uccidono anche tra di loro. Le ragioni di tali azioni non sono ancora chiare.Il lupo esercita una forte influenza sull’immaginario umano. Carpisce il nostro sguardo per poi restituircelo (Gli indiani Bella Cola credevano che qualcuno, una volta, avesse cercato di trasformare tutti gli animali in uomini, riuscendo però a rendere umani soltanto gli occhi del lupo.) Trovandosi al cospetto di quello sguardo, chiunque vorrebbe improvvisamente esprimere le sensazioni di cui è stato preda: timore, odio, rispetto,curiosità. Chi odia i lupi sostiene che siano assassini per natura, ma ciò non è vero. Chi ama i lupi afferma invece che in Nord America nessun esemplare sano ha mai ucciso un uomo, ma anche questo non è vero, poichè i lupi hanno causato la morte di indiani ed eschimesi.Essere rigorosi in tema di lupi equivale a pretendere certezze anche dalle nuvole… “
Curiosità :
-La mascella di questo predatore è due volte più forte di quella di un cane della stessa taglia. I denti sono specializzati: davanti sono piccoli, affilati e incisivi per fare a pezzi la carne. Intorno possiede quattro zanne impressionanti, lunghe fino a tre centimetri, dietro le zanne si trovano i premolari e i molari; tra questi quattro sono più grandi e si chiamano ferini. La spettacolare dentatura, associata alla devastante forza dei muscoli masseteri della mandibola, forniscono al canis lupus una capacità di morso sbalorditiva: essa può esercitare infatti una pressione di oltre 100 kg per centimetro quadrato.
-Dispone di uno splendido mantello, costituito da due strati, un sottopelo folto, morbido e di colore chiaro, e un lungo pelo di guardia esteno, che elimina l’umidità e conserva il sottopelo asciutto. Il mantello si ispessisce nella zona del garrese, dove i peli di guardia possono raggiungere l’altezza di dieci o dodici centimetri. Infilando il muso e il naso tra le gambe posteriori e sovrapponendovi la folta coda, i lupi sono in grado di dare le spalle al vento, e di dormire comodamente all’aperto a 40 gradi sotto zero.
-Sono state espresse più ipotesi sulla natura e sulla funzione dell’ululato del lupo. Si tratta di un suono pieno, accattivante, un’eco lamentosa e seducente capace di istillare soggezione e far accaponare la pelle. Sembra che la sua funzione sia di radunare il branco, prima e dopo una caccia, di segnalare un allarme, in particolare se una tana è minacciata, di individuarsi a vicenda nel mezzo di una tempesta e di comunicare a grandi distanze.
Nell’aria immobile dell’Artico, l’ululato può essere udito a dieci km di distanza.
Non ci sono mai state prove a confutare la credenza secondo cui i lupi ululino alla luna, o lo facciano più spesso nelle notti di plenilunio, tuttavia è facile capire come tutto ciò abbia trovato diffusione nell’immaginario umano durante le gelide e limpide notti artiche, quando il suono corre lontano e la luna avvolge di mistero il territorio innevato.
Un saggio scritto da Barry Lopez nel 1978 sul Lupo, un animale tanto amato e tanto odiato.Barry Lopez è autore di saggi e romanzi, Lupi è diventato un best-seller negli Stati Uniti.L’autore con un fare romanzesco viaggia fra le sfaccettature di questo carnivoro, facendocelo vedere come oggetto d’indagine scientifica, come oggetto di interesse antropologico (come per i nativi, legati ad esso nel mondo della natura), come oggetto dell’odio degli allevatori di bestiame ed infine spiega che posto occupa ed ha occupato nell’immaginario umano, dal medioevo fino ai nostri giorni.
Il testo si divide in 4 parti principali che ora andrò ad esaminare una alla volta:
1- Canis Lupus Linnaeus
2- Nuvole all’orizzonte
3- La Bestia dell’abbandono e della desolazione
4- Ed un Lupo divorerà il Sole
più un epilogo sull’allevamento dei Lupi ed una nota finale di Fulco Pratesi (presidente del parco nazionale d’Abruzzo e del WWF Italia).Nella prima parte Lopez descrive in modo scientifico l’animale, lo ritrae nella sua vita sociale, nella caccia (“conversazione di morte fra predatore e preda”), ne descrive gli spostamenti nel territorio e la vita di branco. Sottolinea le differenze fra gli esemplari in cattività e quelli in libertà. Lo segue da vero biologo, osservandolo e cercando di capire quello che l’uomo bianco non sa vedere. Dico l’uomo bianco perché nella seconda parte spiega la totale interdipendenza fra i popoli eschimesi, gli indiani (Nunamiut, Cheyenne, Pawnee, …) ed il Lupo. La vita di questi ultimi era strettamente legata al Lupo, infatti i popoli nativi del Nord America dovevano spartirsi il cibo ed i territori di caccia con questi predatori, ma comunque non gli mancavano mai di rispetto, guardavano il Lupo con ammirazione e cercavano di essere Lupi sia nel modo di vivere (comportamento sociale) sia nel modo di rapportarsi con la natura, erano parte di essa, come il Lupo, l’alce, il caribu ed il bisonte… tutto si reggeva su un esile equilibrio, ogni essere vivente era parte integrante del territorio… ma non fu per sempre così, un giorno arrivarono gli uomini bianchi, e Lopez ne parla nella terza parte del libro, che erano avidi di ricchezze e di terra, prima sterminarono le prede naturali del Lupo, per far spazio al bestiame d’allevamento e poi si resero conto che il Lupo in mancanza d’altro attaccava le loro greggi e le loro mandrie… e per estirpare questo male, ricorsero a tutto, esche avvelenate (che spesso erano mangiate anche da cani domestici e bambini), tagliole, armi da fuoco, e addirittura caccia aerea con elicotteri e piccoli aerei da turismo, operazioni paramilitari, come in un’episodio raccontato nel libro dove circa 600 uomini fecero di tutto per ammazzare 4 lupi barricati ed impauriti in un bosco alle pendici di una collina…Questo portò all’estinzione il Lupo nella quasi totalità del Nord America.Nella quarta ed ultima parte del libro Lopez cerca di capire cosa ha portato l’uomo bianco ad odiare in questo modo i Lupi.Dai miti dell’età greco-romana (Licaone; Romolo e Remo), ai miti nordici (Fenrir), passando per le leggende medioevali (Bestiari fantastici che venivano considerati scienza) dove la chiesa demonizzò la figura lupesca, mandando al rogo, insieme a presunte streghe, presunti lupi mannari…Ci vengono raccontati anche casi di bambini lupo, allevati da Lupi, bambini autistici che credevano di essere Lupi.Non tralascia la letteratura, infatti ricorda le favole di Esopo e Fedro, dove il lupo è sempre visto come cattivo, stupido e vigliacco, passa per La Fontaine, i fratelli Grimm e Prokof’ev parlando di racconti come “Cappuccetto Rosso”, “Pierino ed il Lupo”, “I tre Porcellini”, fino ai romanzi di Jack London. Non lascia niente al caso, dice che forse nel ventesimo secolo le cose sono cambiate, o almeno stanno cambiando, forse un sentimento di colpa ha invaso il cuore degli uomini, infatti guardandosi alle spalle vede solo morte ed infamia…Non bisogna vedere il Lupo in termini umani, nessun animale, il mondo degli animali è diverso, vivono in un’altra prospettiva e non si può giudicare cosa è bene o è male agli occhi degli uomini… non vale lo stesso metro di giudizio…A tal proposito mi torna alla mente un esempio che la prof. di zoologia ci fece a lezione:La lotta fra due Lupi (i cattivi) per la dominanza… i due Lupi combattono, cercando di non infliggersi ferite mortali, fino a quando uno dei due si arrende e se ne va, quasi mai uno dei due uccide l’altro.Lotta fra due Tortorelle (da sempre immagine di purezza e di pace), i due maschi lottano fino a quando uno dei 2 soccombe…come fa la morale umana a giudicare giusto o sbagliato uno dei 2 comportamenti… perché affibbiare ad un animale la fama di buono o di cattivo…La mia visione del mondo è un’altra di tutti gli animali che popolano o hanno popolato questo pianeta nessuno è riuscito a distruggerlo come ha fatto l’uomo negli ultimi 2 o 3 secoli…Vorrei chiudere scrivendo un passo di questa stupenda opera:-“Nel corso della storia, l’uomo ha esternato la sua natura bestiale, trovando un capro espiatorio sul quale potesse accumulare i peccati e la cui morte sacrificale ne costituirebbe l’espiazione. Ha attribuito al Lupo i suoi peccati di brama, lussuria e inganno e lo ha condannato a morte nella letteratura, nel folklore e nella vita reale.”
Il Lupo e il filosofo
Mark Rowlands, un giovane professore di filosofia in un’università americana, nota un annuncio su un giornale locale: si vendono cuccioli di lupo. Poche ore e diventa il fortunato padrone di un piccolo lupo: Brenin, “Re” in gallese antico. Per undici anni, Brenin sarà la presenza più importante della vita di Rowlands: il lupo assisterà alle sue lezioni all’università acciambellato sotto la cattedra, seguirà il padrone nei suoi viaggi, sarà il suo compagno di avventure, gioie, dolori. E sarà soprattutto una fonte continua di spunti e idee filosofiche. La natura selvaggia e indomabile dell’animale rivela un modo di vivere forse migliore e più puro di quello degli uomini. La storia di Mark e Brenin è la storia di una amicizia tra uomo e animale.
L’Uomo che parlava con i lupi
Storie e avventure della mia vita nel brancoCosa può spingere un uomo a rischiare la vita per diventare membro effettivo di un branco di lupi? A mangiare insieme con loro, tuffando la testa nella carcassa di una preda? A giocare e cacciare con loro? A rinunciare a una vita sociale per dedicarsi completamente alla protezione di questi animali selvatici? In questo libro, Shaun Ellis racconta la sua vita e come è cambiata dal primo momento in cui ha incrociato lo sguardo con un lupo: l’infanzia in una povera casa del Norfolk, in Inghilterra; l’esperienza nell’Idaho, dove è divenuto allievo ed erede del guardiano dei lupi, un indiano Nez Percé; l’attuale impegno in un parco nel Devon, dove è riuscito a far convivere con gli animali anche la sua compagna Helen e i due bambini di lei.”Vedere Shaun Ellis ululare insieme ai “suoi” tre cucciolifa venire voglia di essere parte di un branco. “- New York Times” Una prospettiva straordinaria sulla relazione tra uomo e natura selvaggia.” -Kirkus Reviews Shaun Ellis ha rinunciato alle comodità, alla famiglia, alla società di cui faceva parte per vivere con i lupi. Oggi ha 44 anni, due penetranti occhi blu che spuntano tra una chioma arruffata, un viso segnato dal sole, dal freddo e da cicatrici profonde, testimoni delle sue lotte. Oggi lui è l’uomo-lupo. Per diventare membro effettivo di un branco, Ellis ha cacciato coi lupi, ha affondato la testa nella carcassa della preda per mangiarne la carne, non si è lavato per mesi se non in qualche pozzanghera, ha imparato a comunicare ululando e a difendersi Shaun Ellis Shaun Ellis ha dato vita a una fondazione in un parco del North Devon, in Inghilterra, dove vive con tre branchi di lupi. Lo scopo della fondazione è fornire aiuto e supporto alla tutela di questi animali in tutto il mondo. Ellis inoltre è protagonista di un programma televisivo e di un documentario cult del “National Geographic” da cui sono stati tratti brevi spezzoni campioni di contatti su YouTube.
All’ombra dell’arcobaleno
La vera storia dell’amicizia tra un uomo ed un lupo.Fra le tradizionali leggende dei Penutian c’è un’antica espresione che spiega il potere magico degli sciamani: quando qualcosa rafforza un legame di amicizia, i Chimmesyan dicono che gli amici hanno camminato all’ombra dell’arcobaleno.D`inverno i cacciatori di pellicce percorrono gli antichi sentieri indiani nella regione lacustre della Columbia Britannica sulle tracce di Nàhani, l`imprendibile lupa argentea regina incontrastata di un branco di “ombre assassine”. Ma su quella stessa via, tra boschi e torrenti, qualcosa scatta tra la regale capobranco e il giovane indiano Gregory Tah-Kloma, che ha nel suo zaino una laurea in minerologia e nel cuore la sapienza antica della sua gente, da sempre in misteriosa comunione con la natura. Per Nàhani, Greg intraprende una solitaria odissea al limite della resistenza umana, che lo conduce per molte lune in mezzo a un paesaggio aspro e stupendo di foreste e ghiacciai, sulle tracce dei lupi braccati. Nàhani ci mostra come pensa un lupo.
Con i lupi
La straordinaria avventura di duemila giorni insieme ai migliori nemici dell’uomo.In un’area incontaminata delle Sawtooth Mountains, nell’ldaho, Jim e Jamie Dutcher hanno trascorso sei anni in compagnia di un giovane branco di lupi, per spazzare via i più radicati luoghi comuni e osservare le misteriose regole della loro complessa società. Li hanno visti giocare. Li hanno ammirati rapiti mentre danzavano sulla neve. Li hanno visti lottare per il cibo e per il loro status, esprimere le loro differenti personalità, affrontare le difficoltà e i pericoli della vita selvaggia. Lo straordinario racconto di duemila giorni vissuti con i lupi spalanca una finestra sulla vita di queste meravigliose creature. E sulle sorprendenti affinità con quella di noi umani.
Il lupo abita qui
Quando intorno al 1930 venne ucciso “uno degli ultimi lupi” nei pressi di Firenzuola, la popolazione locale fu talmente contenta che fece impagliare l’animale, e questo, issato sopra un palo, venne portato a giro per casolari e paesi, ricevendo offerte e doni. In realtà non si trattava dell’ultimo lupo, in quanto altre segnalazioni testimoniano che nei boschi del Mugello e del Casentino, il lupo è rimasto presente, seppur con densità estremamente ridotte, durante tutto l’ultimo secolo.Con l’abbandono delle montagne da parte delle popolazioni locali e con la ricomparsa delle prede selvatiche (daino, capriolo, cinghiale ecc.), la popolazione di lupi ha avuto negli ultimi venti anni una notevole ripresa e la presenza del predatore è ormai segnalata su tutto l’Appennino e in alcuni settori delle Alpi, da cui era veramente scomparso intorno agli anni venti.La dieta del lupo può essere molto varia e comprendere animali selvatici, domestici, ma anche rifiuti provenienti da discariche, frutta e vegetali.Nella provincia di Firenze, dove è in corso dal 1993 una specifica ricerca, grazie all’Amministrazione provinciale, la dieta è basata in modo quasi esclusivo su animali selvatici (daino, cinghiale e capriolo), che vengono predati, con un morso alla zona tracheale od ai quarti posteriori. In molti casi succede che i lupi nascondano i resti della carcassa sottoterra, per poi tornare a rosicchiarla nei periodi di magra.Il lupo è un animale timoroso e con sensi molto sviluppati. Per questo è molto difficile avvistarlo, ed in caso di incontro fortuito, non è necessario avere paura: nell’ultimo secolo non esistono segnalazioni circostanziate di aggressione del lupo sull’uomo.Nelle nostre zone i lupi non formano branchi numerosi: la struttura del gruppo famigliare, composto dai genitori e dai piccoli dell’anno è quella che meglio si adatta alla caccia degli ungulati. All’interno del gruppo famigliare soltanto una coppia si riproduce, sempre che abbia cibo a sufficienza, ed è per questo che la crescita numerica dei lupi è limitata alla disponibilità di prede. A volte i cuccioli possono rimanere all’interno del gruppo familiare per più stagioni, ed in questo caso partecipano attivamente alla cura e all’allevamento dei nuovi cuccioli.Durante il periodo tardo invernale o a fine estate è possibile ascoltare ululati spontanei di lupi: questi servono per delimitare il proprio territorio, proprio come gli escrementi che si possono rinvenire sulle strade forestali dell’Appennino.Gli escrementi, posti generalmente in prossimità di bivi o di valichi, si presentano come delle matasse di pelo e ossa, lunghe 15-30 cm per 23 di diametro. E’ praticamente quello che non viene digerito della preda consumata. E’ importante non toccarle, in quanto possono trasmettere malattie anche gravi.Chi percorresse i sentieri dell’Appennino tra qualche mese, con la neve, può trovare delle impronte di lupo. Queste sono del tutto simili a quelle di un cane di grossa taglia e solo una osservazione attenta può svelarci a quanti e quali animali appartiene.
Come convivere con i predatori? Con gli spaventalupi elettronici Come spaventare i carnivori? Invece di ucciderli o spostarli, alcuni ricercatori statunitensi pensano che si possano scacciare e tenere lontani dai centri abitati semplicemente con luci e rumori forti. In alcuni luoghi del Nord America è ancora possibile entrare in contatto con predatori potenzialmente pericolosi, come orsi o lupi. E spesso l’unico modo usato per risolvere il problema è uccidere gli animali. Alcuni esperti di conservazione della natura hanno però proposto di utilizzare mezzi meno cruenti che non uccidono i predatori. È stato quindi effettuato un esperimento su animali selvatici che si nutrivano di cervi uccisi dalle automobili. Spaventalupi elettronici. Con robot attivati dal movimento, che emettevano rumori (tra cui urla e sirene) o forti luci stroboscopiche quando si “accorgevano” della presenza di animali selvatici, la percentuale di carne mangiata dai lupi o dagli orsi è stata molto inferiore a quando gli animali erano liberi di avvicinarsi alla carcassa e mangiar liberamente. L’unico problema – di cui sono consapevoli anche i ricercatori – è il costo: i robot con sensori di movimento sofisticati sono molto costosi, ma la tecnica è stata giudicata promettente soprattutto perché risparmia gli animali.