In questo momento così difficile per tutto il mondo, vogliamo esprimere la nostra vicinanza a quelle famiglie che hanno subito delle perdite e stringerci tutti insieme in un abbraccio. Vogliamo abbracciare anche tutto il personale medico che si sta occupando incessantemente per aiutare chi ne ha bisogno.
Gli animali selvatici stanno riprendendo possesso dei loro territori (anche se solo per questo periodo) e noi umani siamo costretti a stare a casa per riuscire a vincere contro questo nemico invisibile e per qualcuno anche letale. Vi esortiamo a rimanere a casa e a spendere qualche minuto del vostro tempo a riflettere in merito a tutto quello che sta accadendo in questi giorni così ardui per il mondo intero. Viviamo in un tempo sospeso, è il momento di pensare, ora che siamo in un limbo possiamo guardare il mondo da dentro e osservare come è ridotto. Ma pensavamo davvero che inquinare il nostro stesso mondo non ci avrebbe fatto male e non ci avrebbe portato delle conseguenze negative? Gettare rifiuti che sappiamo bene che non spariscono come per incanto restano e rendono il nostro mondo brutto, lo stesso mondo dove viviamo noi, i nostri figli, i nostri nipoti, gli animali e i nostri amati lupi.
Ma che specie è la nostra? Malata, cieca, indifferente e insensibile persino versi i propri simili .
È difficile stare reclusi tra quattro mura (nonostante le comodità che abbiamo a disposizione all’interno delle nostre abitazioni), guardiamo fuori e tutto intorno a noi sembra fermo, eppure gli animali destinati per l’alimentazione umana vivono privati della libertà per tutta la loro vita, in ambienti malsani, isolati dai propri figli, madri, in uno stato di panico puro. Usciranno solo per andare al macello, in un ultimo viaggio su luridi tir, al caldo al freddo, senza acqua e senza cibo. Chi avrebbe il coraggio di raccontare e di lamentarsi della quarantena obbligatoria con l’animale che aspetta di essere ammazzato mentre sente le grida e vede il sangue di altri fratelli di sventura. È arrivato il momento di ricordare che noi esseri umani (per quanta umanità sia rimasta dentro di noi) siamo parte della natura, se restiamo egoisti e carnefici saremo noi stessi la causa della nostra estinzione.
Dobbiamo avere rispetto della nostra madre Terra perché ne facciamo parte, perché è Lei che ci permette di vivere e non dimentichiamoci che tutte le volte che si è ribellata ed ha provato ad avvisarci provocando catastrofi, è sempre stata Lei ad avere la meglio su noi che siamo rimasti impotenti. Fermiamoci ora e forse avremo una possibilità. È importante precisare che i Lupi si cibano di animali vivi (e raramente anche morti se capita) per la sopravvivenza loro e della loro prole, vanno a caccia e si guadagnano la loro preda a volte rimettendoci anche la vita, e quando si permettono di nutrirsi di cibo destinato all’umanità allora vengono abbattuti e considerati una minaccia (poveri agnellini, povere pecore, povere mucche, povere capre…) però se poi gli stessi animali destinati al macello, vengono uccisi brutalmente per fini commerciali non sono più poveri????
Vi ricordo che il lupo regola la biodiversità quindi contribuisce a mantenere l’equilibrio dell’ecosistema ma spesso accade che le uccisioni di pecore ed agnellini ed altri animali vengano attribuite ai lupi nonostante essi non ne siano responsabili, ma dichiarare ciò permette agli allevatori di poter usufruire del sussidio messo a disposizione dallo Stato perché, come ben sappiamo, i lupi appartengono a specie protetta e questa cosa si chiama truffa a discapito di questi animali meravigliosi e da sempre usati come scudo per loschi fini. Basterebbe adottare le precauzioni giuste come ad esempio se nelle greggi ci fossero un paio di cani pastori maremmani o Abruzzesi questo non accadrebbe, ma chissà per quale strano motivo a volte non ne hanno, probabilmente perché la pastorizia è diventata di bassa qualità, l’importante è avere il gregge grande, abbandonato a sé stesso, la massa vuole carne in quantità, tutto il resto passa in secondo piano.
Vorrei far riflettere tutti voi su come riescono a conciliare due animali così diversi(lupo e orso) e così lontani e di come noi a volte, invece, non riusciamo nemmeno a metterci d’accordo con un nostro vicino di casa. Dovremmo prendere esempio da questo lupo e da questo orso poiché in quanto animali, al contrario di noi umani, sono dotati di istinto e privi di ragione e di autocontrollo ma nonostante questo, spesso riescono a darci grandi lezioni di vita. A che serve l’intelletto e l’autocontrollo se poi non riusciamo ad applicarlo nel modo giusto nella vita di tutti i giorni?
Ora osservate questa foto con il bambino che abbraccia il Lupo: probabilmente non sarà autentica ma questo non è importante perché può comunque farci riflettere.
Cosa riuscite a vedere? Ora rapportiamola ai giorni nostri e ci renderemo conto che solo guardando il mondo con la purezza e la bontà di un bambino potremo riavvicinarci e rispettarci l’un l’altro. Il lupo considerato sempre come un animale selvatico dal quale è opportuno mantenersi a distanza, di norma esso, animale schivo ed elusivo di per sé, non attacca l’uomo, non lo riconosce come possibile preda, bensì come una minaccia da cui allontanarsi velocemente. Dunque, in caso di incontro con l’uomo, nella maggior parte dei casi si dilegua senza manifestare alcun comportamento di aggressività, nonostante da sempre perseguitato. Lo stesso lupo resta immobile e protettivo nei confronti di un’anima pura come quella di un bambino innocente.
In Norvegia la caccia è da sempre stata vista come un vero e proprio sport, dove i cacciatori abbattono animali di ogni specie, cercando di aggiudicarsi la preda più grossa e giovane per ricavarne un lauto bottino. Negli ultimi giorni, in seguito alle numerose lamentele che alcuni allevatori hanno esposto presso le istituzioni norvegesi, il governo reale ha deciso di permettere a tutti i cacciatori in possesso di regolare licenza di abbattere fino a 47 lupi l’anno, ovvero oltre il 70% della popolazione di Canis Lupus presente in Norvegia, che ammonterebbe attualmente a 68 esemplari.
Questa scioccante decisione ha creato del malcontento fra gli animalisti norvegesi, che affermano che il lupo non è affatto un animale pericoloso per l’uomo. Infatti, la direttrice generale del WWF Norvegia ha commentato duramente: «E’ una strage di massa e non abbiamo visto mai nulla di simile da più di cento anni, quando vigeva ancora la politica che tutti i grandi predatori dovevano essere abbattuti. Uccidere due terzi del totale della popolazione di lupi non è degno di una nazione che dichiara di essere attenta alle cause ambientaliste!».
Secondo lo studio “Predator control should not be a shot in the dark”, effettuato comparando i risultati ottenuti sia in America che in Europa, condotto da Adrian Treves (università del Wisconsin), Miha Krofle (università di Lubiana) e Jeannine McManus (università di Witwatersrand – Johannesburg) «L’abbattimento dei grandi predatori come il lupo comporta, nella metà dei casi, un aumento dei danni a discapito degli animali domestici. Invece, i risultati in caso di utilizzo di metodi non letali, come la protezione delle greggi tramite reti e cani, mostrano la loro efficacia: nell’80% dei casi gli attacchi alle pecore sono diminuiti».
In Italia è in corso di revisione il Piano di Azione Nazionale per la gestione del lupo, ormai obsoleto in quanto redatto nel 2002 e sostanzialmente mai applicato sul territorio. Le recenti lamentele riportate da alcuni allevatori colpiti dall’abbattimento di alcune pecore da parte dei lupi appenninici, stanno spingendo il Governo alla creazione di un documento che legalizzi la mattanza del lupo anche qui nel nostro Bel Paese.
E’ bene ricordare che in Italia il lupo è una specie protetta dalla Direttive comunitarie e dalla Legge nazionale sulla caccia. Gli animalisti italiani, in unione con WWF, hanno dichiarato più volte che l’abbattimento non è una soluzione per la gestione di questo splendido animale, che ha rischiato più volte di scomparire dal nostro territorio per mano dell’uomo. Solo negli ultimi anni, infatti, il lupo ha ripreso a popolare le zone montuose italiane, contrariamente come designato dal WWF negli anni ’70 che dava questo esemplare per spacciato.
Il WWF invita tutti a firmare la petizione dal titolo #SOSLupo. Basta cliccare la foto.
Il 3 marzo è la Giornata Mondiale dedicata alla vita selvatica.
E proprio oggi esce il nuovo romanzo di Giuseppe Festa intitolato “La luna è dei lupi” (Salani), nel quale l’autore ha cercato di osservare l’uomo con gli occhi di Rio, un lupo dei Monti Sibillini.
I primi capitoli in anteprima potrete trovarli a questo link
Ecco il trailer del regista Mauro Cartapani
Vogliamo ringraziare vivamente e di cuore Giuseppe Festa per aver scritto questo libro, grazie al quale potremo trascorrere un po’ di tempo immersi nella natura in compagnia dei nostri amati lupi.
Vogliamo proporvi questo un video scritto e co-prodotto da Giuseppe Festa per far conoscere meglio il lupo, cercando di sfatare molti dei luoghi comuni che accompagnano questo splendido animale. I disegni sono di Francesco Barbieri, le voci di Davide Perino (Frodo nel Signore degli Anelli) e Letizia Ciampa (Hermione in Harry Potter). Grazie a Elisa Berti del Centro Tutela Fauna Monte Adone e al Wolf Apennine Center per aver co-prodotto il filmato, al filmaker Andrea Dalpian e alla preziosa consulenza dei numerosi ricercatori “lupologi” che hanno collaborato al progetto. Buona visione.
Ponticelli, non lontano da Imola. Un automobilista investe un lupo, e avverte subito la polizia provinciale. L’animale, ferito, è però riuscito a fuggire in un campo coltivato non lontano dalla strada. La mattina dopo, nel campo vicino, la polizia provinciale lo ha trovato. Arrivano i volontari del Centro tutela fauna esotica e selvatica di Monte Adone (www.centrotutelafauna.org), specializzati nel recupero e nella cura dei lupi: l’animale dolora ed è anche molto spaventato, per cui si sceglie di sedarlo prima di trasportarlo al centro. L’esemplare ha otto mesi e presenta diverse fratture: tre al bacino e una a un ginocchio, che necessita subito un intervento chirurgico. Così il lupo finisce in sala operatoria all’ospedale San Michele, nel Lodigiano. Ora Léon – battezzato così per la sua tempra – è ricoverato al Centro all’interno della nuova area di riabilitazione per i lupi “Just Freedom”. “Questa prima settimana trascorsa al Centro è stata molto delicata per lui – spiega Elisa Berti, una dei responsabili del Centro – sono state stabilite diverse cure e terapie e per non compromettere l’intervento, grazie alle telecamere di videosorveglianza, è stato monitorato giorno e notte. Nonostante un gesso che gli blocca e sostiene l’arto posteriore, Léon sta accettando di buon grado la cattività e migliora giorno dopo giorno. Quella di Léon è una nuova sfida per tutti noi del Centro che ci stiamo impegnando affinché anche questo lupo possa tornare quanto prima in libertà”
E’ arrivata in gravi condizioni dopo il suo ritrovamento sulle colline di Pistoia. L’animale di appena sei mesi è stato colpito da un fucile a pallini. E’ emergenza bracconaggio in Appennino.
E’ nata a maggio, oggi è una lupetta di appena sei mesi. Ha vagato per i boschi dell’Appennino tosco-emiliano, ferita da un colpo di fucile a pallini. Vittima del bracconaggio. Il cucciolo di lupo femmina, chiamato Lara, è ora ricoverato al Centro di recupero fauna selvatica Monte Adone, a Sasso Marconi nel Bolognese. E sta lottando per la vita, in condizioni molto gravi.
E’ arrivata ieri, dopo essere stata ritrovata sulle colline sopra Pistoia, nei pressi della località Santomato. Da giorni era stata segnalata tra i boschi: un cucciolo di lupo in difficoltà. “L’abbiamo vista mentre stavamo percorrendo una strada sterrata”, racconta Francesca Ciuti, responsabile del Progetto di ricerca sul lupo della provincia di Pistoia. Con lei c’era la ragazza che ha segnalato il cucciolo, Lara Uccini, che ha dato il nome alla lupacchiotta.
Il cucciolo, in evidente difficoltà, è stato avvolto con una giacca ed è stato attivato il Servizio di soccorso per la fauna selvatica. Una volta sul posto, i tecnici e il veterinario della squadra d’intervento, coordinati dal responsabile del servizio, Sandro Nicoloso, della cooperativa Dream Italia, l’hanno presa in custodia e condotta in ambulatorio. Infine il cucciolo di lupo è stato portato dalla polizia provinciale e da Francesca Ciuti a Monte Adone, avvolto da una coperta termica. Il Centro ha una struttura, unica in Italia, dedicata al soccorso dei lupi e alla loro riabilitazione finalizzata al reinserimento in natura, con una infermieria, box riscaldati, recinti di riabilitazione e telecamere di sorveglianza.
“La prognosi è riservata, il problema è uno dei pallini che si è conficcato tra la sesta e la settima vertebra lombare, creando un danno neurologico con la conseguente difficoltà per il cucciolo di muovere le zampe posteriori”, racconta Elisa Berti, uno dei responsabili del Centro di Monte Adone (www.centrotutelafauna.org). Lara la lupacchiotta ha sofferto molto, è stata ritrovata che era in pessime condizioni: “E’ arrivata qui ferita e fortemente debilitata, ipotermica, affetta da rogna. La stiamo curando e stabilizzando in vista dell’intervento chirurgico, necessario per estrarre il pallino, che faremo la prossima settimana”.
A Monte Adone è ricoverato anche un altro giovane lupo. Ed è allarme bracconaggio. “Negli ultimi due mesi abbiamo avuto in zona, nell’Appennino bolognese, una decina di casi di lupi morti perché investiti, avvelenati o uccisi dai fucili dei bracconieri. Questo deve fare alzare le antenne contro il bracconaggio”, denuncia Elisa Berti.
La storia di Lara ricorda quella del lupo Navarre, ritrovato a maggio del 2012 con 35 pallini in corpo nelle acque gelide del Limentra, in località Mulino dei Sassi, a Camugnano. Navarre, purtroppo, sebbene sostenuto dalla riabilitazione e dai tanti fan che tifavano per il suo ritorno alla libertà, non ce l’ha fatta. Lara la lupacchiotta ora sta ricevendo tutte le cure che servono a guarirla. Ce la farà? “Faremo tutto il necessario per salvarla”, allarga le braccia Elisa. “Faremo davvero di tutto”.
E’stata recuperata ad Usseax, una giovane lupa ferita alla zampa anteriore probabilmente investita da una macchina. I medici della Facoltà di Veterinaria l’hanno raccolta e curata con 15 punti di sutura, presto «Ussa», questo il nome che le hanno dato, potrà tornare a correre insieme agli altri lupi della Val Chisone.
RITORNANO I BRANCHI Sulle montagne del torinese, date le copiose nevicate, sono tornati a riecheggiare gli ululati ed il lupi sono scesi più a valle. Avvistati e fotografati anche vicino alle case anche nei boschi di Stupinigi. Elisa Avanzinelli, biologa, coordinatrice del monitoraggio per la Provincia nel Progetto Wolf Alps per conto dell’Ente Parco delle Alpi Cozie afferma: «Vorrei ribadire che il lupo, non è pericoloso per l’uomo. È un animale selvatico, in quanto tale deve essere considerato e rispettato» e prosegue dicendo «Ad aprile sarà pronto l’ultimo censimento: nel Torinese, dai dati raccolti nel 2012, vivono una ventina di esemplari in cinque branchi stanziati in Valle di Susa, nella zona del Gran Bosco di Salbertrand, nel parco dell’Orsiera, in Val Chisone, in Val Germanasca, nelle Valli di Lanzo; e tre gruppi si sposterebbero invece tra le vette che separano Francia e Italia». La rivista «Scienze» stima una crescita della specie di circa dell’11% annuo.
UN FANTASTICO PREDATORE Aldo Fantozzi, storico presidente dei cacciatori delle Valli di Lanzo si lamenta dicendo «Mi chiedo perché siano stati immessi nei boschi piemontesi. Nell’ultimo censimento, in Valle di Viù, mancano 168 caprioli; in altre zone i mufloni sono stati decimati e non è colpa dei bracconieri». Poi avverte: «In Francia e Svizzera sono stati autorizzati gli abbattimenti ai lupi, chissà come mai».
«Il problema esiste – taglia corta Michele Melleno, direttore della Coldiretti Piemonte – molti dei nostri associati hanno paura di raggiungere gli alpeggi perché alcuni ovini e caprini sono stati ammazzati dai lupi». «Il lupo non estingue le proprie prede – ribatte Francesca Marucco, tra i maggiori esperti internazionali del lupo e coordinatrice scientifica di Life Wolf Alps. «Un progetto che studierà questi animali sull’intero arco alpino – dice la Marucco -. Il lupo è una specie chiave per l’equilibrio dell’ecosistema, anzi può generare ecoturismo. È arrivato il momento di gestire la convivenza tra uomo e lupo».
Dal sito Repubblica.it abbiamo appreso una notizia sensazionale: due lupi sono stati rimessi in libertà dopo un percorso riabilitativo durato quasi un anno. Qualche mese fa, nella primavera del 2014, questi due cuccioli di lupo sono stati trovati in difficoltà, denutriti e feriti sull’appennino tosco-emiliano. Grazie all’aiuto umanitario di Almo Nature, è nato Just Freedom, il primo centro di recupero ed assistenza di lupi feriti e vittime del bracconaggio, che ha rimesso completamente in sesto i due cuccioli. I due lupetti, chiamati Francesco e Spartaco, sono arrivati al centro in condizioni veramente critiche, ma, grazie all’aiuto dei volontari che prestano quotidianamente il loro servizio nel Just Freedom, i piccoli hanno recuperato interamente la loro vitalità, la loro forza e la loro bellezza.
Di seguito vi proponiamo il video, realizzato da Almo Nature, che racconta la storia di Francesco e Spartaco che ci faranno vivere una splendida emozione, grazie ad una telecamera posizionata fra le orecchie dei due animali che si staccherà nel giro di poche ore. Ammireremo, infatti, la libertà vista dai loro occhi!
Ringraziamo questi generosi ed ammirevoli volontari che con molta costanza, si prendono cura dei nostri amici Lupi. Buona Visione.
Quando l’amicizia oltrepassa i limiti può diventare tanto incredibile quanto straordinaria. Girando per il web, ci siamo imbattuti in qualcosa di, appunto, straordinario: una notizia del quotidiano «Repubblica» non recentissima, che ha suscitato in noi stupore e meraviglia, motivo per cui abbiamo deciso di pubblicarla.
Amici a tal punto da dividere una preda. E’ un sodalizio misterioso e forte quello instaurato dall’orso bruno fotografato insieme alla femmina di lupo che ogni sera, dopo una faticosa giornata di caccia, invita a cena. A catturare i momenti clou di questa strana convivenza è stato il fotografo Lassi Rautiainen, che si è appostato per giorni nelle radure della Finlandia del nord dove i due animali si frequentano abitualmente. ”Nessuno sa dire da quando e come si siano avvicinati” – spiega l’autore, – ma è certo che ormai ciascuno dei due ha bisogno dell’altro.
«Lo sterminio dei lupi appare come uno dei tratti distintivi di una civiltà secolarizzata e artificiale, che ha negato o segregato, anno dopo anno, la morte, la malattia, la follia, il sacro» osserva Marco Veglia nel suo capitolo dedicato a lupi e volpi nell’interessante saggio Animali della letteratura – dove riporta anche la bella storia di Lopichis, antenato di Paolo Diacono, che qui ricopio come testimonianza dell’antico legame che unisce (univa?) l’uomo al lupo – oltre che come conclusione di queste mie riflessioni…
«Un lupo, messaggero del destino, aveva guidato l’avo di Paolo Diacono, Lopichis, per mostrargli il cammino che egli ignorava: il lupo lo precedeva, si voltava di frequente a guardarlo, lo attendeva come sua guida, come sentinella che ne vigilava il cammino. Quando Lopichis, secondo il racconto della Historia Langobardorum (IV, 37), ormai consunto dal digiuno, tese l’arco per uccidere il lupo e cibarsene, il lupo scomparve. Schivato il colpo, l’animale si sottrasse alla vista di Lopichis. L’uomo, lui solo, non il lupo, aveva tradito l’arcano legame che intrecciava i loro cammini.»
Dalle ultime ricerche in campo zoologico ed ambientale è emerso che salvaguardare l’ecosistema e quindi la biodiversità, equivale a salvaguardare una specie temuta ed evitata dall’uomo: il lupo.
Questo è l’obiettivo del Corpo Forestale dello Stato che, recentemente, ha costituito un gruppo di lavoro con l’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) e con l’Università Sapienza di Roma per creare delle linee guida sulle procedure operative per la salvaguardia della specie e per addestrare adeguatamente il personale che si troverà ad “affrontare” questo animale.
Il lupo, infatti, è considerato un ottimo indicatore del degrado dell’ambiente naturale, soprattutto perché come predatore si trova in cima alla catena alimentare. La loro importanza per l’ecosistema è dunque fondamentale: occupando la cima della catena alimentare, il lupo può diventare un ottimo indicatore per stimare il degrado di un ecosistema. La sua sopravvivenza, infatti, è dipesa dalle specie che si trovano alla base della catena stessa.
Il Corpo forestale molto spesso è dovuto intervenire per soccorrere questi splendidi animali in tutto il territorio nazionale da diverse situazioni spiacevoli: lupi avvelenati, investiti e cacciati. Nonostante tutto, però, questi animali negli ultimi decenni, dopo una fase di declino, si stanno lentamente espandendo sia numericamente sia geograficamente.
I lupi sono tutelati da svariate norme, partendo dalla Convenzione di Berna del ’79 fino a giungere ad un attuale regolamento comunitario sul commercio e la detenzione di questi animali.
Vi proponiamo un breve video dove si mostra l’impatto che ha avuto la reintroduzione dei lupi nella riserva naturale di Yellowstone (Stati Uniti), da dove erano stati estromessi nei primi anni del 1900.
Il cambiamento positivo generato da questa specie nell’ultimo ventennio è davvero strabiliante. Per questo, qualora qualcuno di voi si trovasse di fronte un lupo ferito o in difficoltà, è pregato di chiamare urgentemente il 1515 ed avvertire le autorità competenti.
Mi sono svegliato nel bosco, rumori e colori, suoni …. Tutto il bosco si è svegliato intorno… Sono libero di correre e di cacciare, libero di respirare e di sparire… libero di cambiare, di imparare da me e dagli altri. Non avro’ mai un guinzaglio, un laccio , una catena.. perchè sono nato libero e al mio spirito appartiene la libertà non posso essere diverso, perchè del Lupo faccio parte, Perche al Lupo appartengo…. perchè sono il Lupo……
Solitudine di lupo nel giaciglio disfatto tra l’odore di foglie umide e di felci boscose. nella nebbia del mattino il calore della tana al risveglio, è quanto di più ancestrale vi possa essere nell’intero universo. mai più un pari calore percorrerà le mie membra. così è il risveglio del lupo. uno sbadiglio per cancellare il sonno un ululato per avvisare il mondo che “il lupo si è svegliato” un allungamento del corpo per trovare vitalità nel nuovo giorno e un’occhiata all’alba rosata che accarezza il cuore. Mi sveglio rosa solitaria nel mio giaciglio ormai disfatto, sento nelle vene ancora l’odore delle foglie e del bosco. ho due lupi con me nella pace dell’alba.
La forza e l’ardore in combattimento fanno del lupo un’allegoria guerriera per molti popoli: “Io sono il lupo solitario, mi aggiro in paesi diversi” recita un canto di guerra degli indiani d’America. Simili metafore abbondano nelle mitologie orientali: il lupo celeste è il compagno della cerva bianca, che rappresenta la terra da cui nascono eroi e capi di alto lignaggio, tra cui, in Mongolia, il famoso Gengis Khan. Nella nostra cultura il lupo è noto soprattutto per la sua ferocia e la voracitá aggressiva. Quasi tutti i bambini hanno vissuto l’emozione di una favola in cui compare il lupo cattivo, basti pensare alla nota “Cappuccetto Rosso“, ma ce ne sono infinite altre, perché il lupo, già a partire dall’antichità, compare in molti miti e leggende.
Il terrore che incute questo splendido animale è atavico e universale: è associato al buio della caverna, all’abisso delle sue fauci fameliche, alle fitte pericolose foreste.
Nella nostra tradizione culturale ci sono tanti “detti popolari” che lo vedono protagonista, sempre nella sua veste spaventosa (“tempo da lupi”, “fame da lupi”), oppure ne sottolineano l’aspetto pericoloso (“In bocca al lupo!”), o per la sua istintuale aggressività (“Il lupo perde il pelo ma non il vizio”) e molti altri ancora che sembrano metterne in luce la selvatichezza e l’indomabilità quali caratteristiche solo negative.
Ma come tutti i simboli, anche il lupo ha una natura ambivalente: la sua gola è la caverna, l’inferno, la notte, l’antro pericoloso il cui passaggio, tuttavia, è necessario poichè porta alla liberazione.
Allora diventa l’aurora, come la luce iniziatica si rivela dopo la discesa agli inferi.
E’ il babau con cui si minacciano i bambini, nonché la temibile bestia che nei secoli passati seminava il terrore e la distruzione nelle campagne; eppure, se lo conoscessimo meglio, sapremmo che è un animale molto più vicino all’uomo di quanto, ancora oggi, non si creda. Vive solo o nel branco, e quando si accoppia è un tenero “capo-famiglia” che alleva con dedizione la prole; monogamo, sta fedelmente accanto alla compagna fino alla sua morte. C’è da domandarsi allora da dove nasca un’avversione così forte e istintuale per questo splendido animale selvatico. Il lupo incarna la doppia veste di bestia selvaggia portatrice di morte e distruzione, e al tempo stesso iniziatore e portatore di conoscenza. Quanto alla sua similarità con il cane che, anche geneticamente è suo antenato, il lupo è anch’esso psicopompo e sorveglia l’entrata del regno dei defunti.
Nei musei di Perugia e Volterra sono conservati dei vasi funerari etruschi raffiguranti il lupo che si affaccia dalla caverna in comunicazione con l’altro mondo. Le sue stesse fauci sono simbolo di quell’antro da cui non si fa ritorno… Spirito minaccioso, dunque, ma dotato di grande fascinazione per la potenza che, nel bene e nel male, suscita nella coscienza: come la luce esce dall’ombra, il lupo esce dalla tana e dal bosco.
Nella mitologia greca, come incarnazione di Marte, rappresentava il lato distruttore, mentre gli era attribuito un ruolo solare quando era simbolo di Apollo. Il bosco sacro che circondava il suo tempio era chiamato lukaion o regno del lupo; Aristotele vi teneva le sue lezioni: ecco l’origine della parola liceo.
Il lupo è dunque tramite e portatore di una conoscenza che viene dalle tenebre e dal regno delle ombre, per questo è pericoloso: evoca un’idea di forza a stento contenuta, è forse simbolo dell’esperienza archetipica con il numen, che, per definizione, è fuori dal tempo e non è assimilabile ad alcuna altra esperienza precedente.
Ed è così profondamente radicato all’inconscio da costituire il ruolo di iniziatore, riscontrabile anche nelle aree dell’Europa del Nord che hanno sviluppato dei miti in proposito.
In molte civiltà appare come genitore e fondatore e, in quanto tale, è associato all’idea di fecondità. Una delle leggende a noi più vicine è quella di Romolo e Remo, i gemelli fondatori della città che diverrà il cuore stesso di tutta la Cristianità. Anche i Turchi affermavano di essere stati allevati da lupe e Aristotele racconta che la lupa Leto partorì i gemelli Apollo e Artemide. Anche Rea Silvia, prendendo la forma di una lupa, generò e allattò una coppia di gemelli. Sono numerose le leggende che ruotano attorno al ruolo salvifico del lupo, tutt’uno con l’edificazione di una nuova città e la rinascita della coscienza. Ne cito una per tutte che ha per protagonista Mileto, un eroe cretese. Questi fu abbandonato dalla madre Acacallis, figlia di Minosse, che l’aveva avuto da Apollo. Una lupa lo allattò e fu poi raccolto da alcuni pastori. Il mito racconta che divenne così bello da suscitare l’amore incestuoso del padre naturale. Altre leggende particolari, anch’esse molto antiche, sono quelle che riguardano la licantropia, ovvero la metamorfosi, nelle notti di plenilunio, degli esseri umani in lupi.
L’esistenza di tali mostri ha ossessionato l’umanità per tutto il Medio Evo, e si cominciò a dubitare di essi solo nel XVIII secolo. Anche nella Bibbia c’è un esempio famoso: “la follia del lupo” prese anche il re Nabucodonosor.
In Spagna è la cavalcatura dello stregone, mentre le streghe, per recarsi al Sabba, portavano dei lacci di pelle di lupo.
Sempre nella tradizione popolare medioevale, al lupo appartiene la voracità, l’ingordigia, mentre la lupa diviene il simbolo della lussuria e della passionalità sfrenata.
La parola romana lupanaro, o bordello, proviene appunto dalle lupe, le prostitute. In ultima analisi, il lupo svolge, in Europa, lo stesso ruolo del giaguaro in Sud America: è la gola mostruosa (il buio) che inghiotte il sole (la coscienza), dinamica che, tuttavia può essere ribaltata se pensiamo al viaggio iniziatico che prevede l’inderogabile necessità per l’uomo di attraversare, per la sua stessa salvezza, il mondo degli inferi, per riportare la luce nella comunità umana.