Cari lettori, spesso nel mondo del lavoro o nel mondo universitario e in tutti gli ambiti dove esami e test sono all’ordine del giorno, si ricorre alla frase IN BOCCA AL LUPO. E’ proprio questa frase che mi ha portato a contraddire la diceria popolare del lupo cattivo e anche a spiegare a tutti che non si dovrebbe rispondere crepi il lupo ma Grazie, oppure VIVA IL LUPO.
Negli ultimi decenni il lupo, dopo aver attraversato una fase di forte declino dovuta principalmente alla persecuzione umana diretta e indiretta, si sta nuovamente espandendo su tutta l’area appenninica tornando a frequentare territori dai quali era scomparso, facendo la sua comparsa anche in nuove aree e arrivando fino alle Alpi occidentali. Oggi il lupo è protetto da leggi nazionali ed internazionali e, sebbene la situazione sia migliorata dagli anni ’70, dove veniva fortemente cacciato, la presenza di questa specie causa ancora alcuni disagi e ostilità con chi, in quei territori, vive e lavora. Questi conflitti sono spesso alimentati anche da pregiudizi, false credenze e scarse conoscenze su quelle che sono le vere abitudini e le reali motivazioni che possono spingere questo affascinante mammifero, prezioso per salvaguardare l’intero benessere degli ambienti naturali in cui vive, ad attaccare ad esempio allevamenti animali gestiti dall’uomo. Occorre quindi che le problematiche che possono verificarsi tra lupo e uomo vengano affrontate e gestite con metodi e procedure condivise in tutti i territori interessati, ad esempio mettendo il bestiame in recinti con passaggio di corrente elettrica, ovviamente non dannosa per l’uomo, ma che comunque darebbe fastidio al lupo e che potrebbe essere una soluzione al problema. Oppure durante il pascolo bisognerebbe aumentare il numero di cani pastori. Il concetto che voglio far passare è che se il lupo arriva nelle nostre zone non bisogna cacciarlo ma imparare a condividere con lui i nostri spazi, perché il lupo non attacca l’uomo. Un problema grave, invece, è quello dei cani randagi e non dei lupi. Chiedete in ospedale quanti casi ci sono di persone attaccate dai cani randagi.
Sin da piccoli siamo stati abituati ad associare alla figura del lupo quella di un essere cattivo: un esempio può essere la fiaba di cappuccetto rosso e del lupo cattivo, un altro può essere quello dei tre porcellini e del lupo cattivo, ora anche se queste storielle spiegano altre cose che non centrano niente con il lupo.
Non volendo si è andati a creare una figura errata di tale animale, ma questo avvenne perché in passato si vedeva il lupo come un essere diabolico, infatti, la fantasia ha trasformato il lupo in licantropo, (lupo mannaro o uomo lupo) e così via.
Innanzi tutto si contano in Italia non più di 1200 esemplari di lupo, tutti raggruppati in branchi. Come tutti i carnivori, i lupi possiedono caratteristiche uniche che permettono loro di localizzare la preda con facilità e di catturarla; infatti: Si muovono con destrezza e velocità, possono percorrere in media circa 60 km a notte (il record è di 190 km!) potendo correre ad una velocità massima di 45/50 km orari (normalmente la loro andatura si aggira intorno ai 6/10 km orari). Sono anche ottimi nuotatori. Hanno sensi particolarmente sviluppati: visione notturna eccezionale, possono individuare un animale grazie all’olfatto a quasi 300 metri di distanza controvento. Ora è proprio l’olfatto che dimostra quanto siano innocui verso l’uomo. Perché secondo voi se un lupo volesse attaccare un uomo, con la capacità che ha di sentirlo da 300 metri, non sarebbe un gioco da ragazzi per lui farlo? Rispondo semplicemente dicendo che il lupo ha paura e per questo cerca di restare il più lontano possibile da noi. Sfido chiunque a trovare statistiche a riguardo alle aggressioni dei lupi verso l’uomo, il risultato è sicuramente scarso. Il lupo attacca solo se si sente in pericolo, con questo voglio dire che se magari voi siete lì con un bastone e lo state spingendo verso una zona chiusa, lui per difendersi attacca, ma chi non lo farebbe? A difesa di quello che sto dicendo, vi allego e vi riscrivo una piccolissima parte di ciò che si dice a riguardo dei lupi da parte di un biologo in un incontro ad Ascoli Piceno : Nel corso dell’incontro è stato dato risalto al fatto che il lupo non rappresenta un pericolo per l’uomo tanto che in Italia la loro presenza può essere stimata in un numero compreso tra 800 e 1200 esemplari. «Il lupo cerca di rimanere più alla larga possibile dall’uomo>>. A parlare è il biologo Alessandro Rossetti . Sempre per chiarire meglio la figura del lupo vi mostro una foto del lupo appenninico che si trova dalle nostre parti.
Come si può vedere non è così grande da poter uccidere un uomo, e simile ad una volpe cresciuta.Detto questo arriviamo alla spiegazione del proverbio:
IN BOCCA AL LUPO – Questo bellissimo auspicio era in uso in tempi passati ma da ormai molto tempo è stato completamente distorto per l’ignoranza delle sue origini e soprattutto per la falsa informazione che viene fatta del lupo. E dato che loro possono sentire il nostro odore, anche se siamo passati solo vicino alla tana, appena sentono che non siamo più in zona si precipitano a cambiare immediatamente tana, loro sanno che se un uomo scopre il loro rifugio può ritornate e creare quindi un potenziale pericolo, soprattutto se ci sono i cuccioli ancora troppo piccoli li spostano trasportandoli in bocca uno per volta.AVERE DEI GENITORI COME I LUPI E’ IL MIGLIOR AUGURIO CHE SI PUO’ RICEVERE e trovarsi in bocca al lupo è il massimo della protezione che si può sperare per un figlio. Lo sapevate che in bocca al lupo risale a Romolo e Remo, cuccioli d’uomo salvati dalla lupa. Infatti il lupo quando sposta i cuccioli da una tana all’altra si aggira circospetto e attentissimo agli altri predatori, che in questo caso sono esposti al maggior rischio possibile perché in natura il lupo che difende i cuccioli è quanto di più feroce ci possa essere. Quindi in bocca al lupo aveva significato che lo spirito del lupo sia con te e ti protegga dai pericoli della vita, perché chi era nella bocca del lupo erano i cuccioli, ed erano al sicuro.
ROMOLO e REMO in particolare furono tratti in salvo appunto dalla lupa che non avendo altro che la bocca come organo di presa, li ghermì delicatamente con le proprie fauci e li portò nella sua tana. La totale perdita cognitiva dell’origine del detto ha fatto si che in questi ultimi 20 anni anziché il “grazie” di risposta all’augurio “in bocca al lupo” si sia arrivati per ignoranza al “crepi” o “crepi il lupo”, in assoluto non come augurio. Penso che sia arrivato il momento di ripristinare questo bellissimo augurio e colgo l’occasione per pubblicarlo in questo sito web. Ci sono anche altre possibili origini di questo vecchio detto (le trovate anche su wikipedia) ma a me piace molto questo e vi invito a diffonderlo correttamente, magari correggendo a chi risponde in modo sbagliato. Da oggi quindi un “in bocca a lupo” a tutti voi che leggete, con la speranza che la risposta sia per sempre “viva il lupo” o semplicemente “grazie”.