Generalmente, il lupo è stato simbolo di forza e di crudeltà, spesso di significato sfavorevole, in considerazione della sua ostentata aggressività verso l’uomo e le sue cose. Tuttavia il lupo soltanto se affamato o ferito potrebbe aggredire l’uomo, com’è stato riscontrato da ricerche scientifiche, in casi peraltro estremamente sporadici nel contesto secolare d’osservazione dell’animale. Di solito, invece, il lupo ha procurato e procura danni all’allevamento del bestiame e, per tale motivo gli è stata attribuita una fama piuttosto negativa. Ma al di là di tutto ciò, il lupo ha rispettato e rispetta, l’essenza d’ogni animale che coincide con il naturale istinto di sfamare sé e la sua prole, con la natura di predatore astuto e spietato.Un tempo il lupo era assai diffuso in tutta l’Europa. Attualmente l’animale abita solo in alcune regioni, particolarmente in certe zone dei Monti Pirenei e della Francia Meridionale, nelle foreste dei territori dell’Est e nei Balcani. In Italia, invece, è presente lungo la dorsale appenninica centrale, con massima concentrazione nell’Abruzzo, nel Molise, nell’Umbria e nelle Marche.La sua tecnica di caccia, generalmente si esplica nello studiare la preda, attaccarla e ucciderla, divorarla e fuggire.Il timore riversato per secoli sul lupo dagli uomini, è reciproco. La paura del lupo verso l’uomo è stata ben descritta, sebbene in modo emozionante, nei racconti di Kipling. Qui, un ragazzo adottato e svezzato da un branco di lupi, riusciva a dominare gli animali con lo sguardo, ma fuggiva alla presenza degli uomini. Nella Grecia antica, esisteva una città, Licopodi, nella quale erano condotti i licantropi e ivi rinserrati, nella convinzione che potessero recare danno alla comunità. La leggenda degli uomini-lupo si protrasse fino al MedioEvo, Peraltro nei paesi germanici sorse una vastissima letteratura sui cosiddetti “lupi mannari” e, nelle popolazioni latine, quella dell’uomo “versipelle”, un personaggio demoniaco provvisto sottopelle di pelo di lupo, pelo che poteva fargli assumere l’aspetto di un enorme animale. Ciononostante il lupo è rimasto nell’immaginario infantile come figura che incute timore. Ai bambini, ancor oggi è paventata la figura dell’animale come una sorta di spauracchio, figura presente nella letteratura favolistica che lo presenta come elemento negativo da evitare e, possibilmente da uccidere (cfr. “Cappuccetto Rosso”) e da esorcizzare. E’ forse, a causa di un meccanismo mentale atavico che la figura del lupo può esercitare, su talune personalità nevrotiche, un’oscura attrattiva, le cui caratteristiche psicologiche si evidenziano in un misto continuo di aggressività, slancio, ntusiasmo, forza, tenerezza, depressione, malinconia e senso di fallimento che si alternano senza sosta.Tale sindrome è stata per secoli ritenuta opera di forze demoniache e, per questo, la figura del lupo fu associata spesso a quella del demonio. Difatti, per “licantropia” s’intende, a tutt’oggi, una forma di pazzia spesso furiosa, per cui il malato diventa preda di un desiderio irrefrenabile di urlare, di mordere, di rifugiarsi in luoghi solitari, secondo il comportamento naturale del lupo.
Animale iperboreo, il lupo incarna inoltre la luce primordiale originale, lo si ritrova infatti al centro di tutte le tradizioni nordiche, è l’animale che vede la notte, infatti i suoi occhi al buio sono luminosissimi. Il lupo, per meglio dire il suo simbolo, è entrato a far parte delle leggende anche dei popoli del Nord Europa.Ma cerchiamo di non dimenticare il lupo, per meglio dire la lupa che allattò Romolo e Remo, fondatori di Roma, simbolo della nostra italianità.